Lunedì, 13 Settembre 2021 10:34

Storia di Chiara: “Arrivo trionfale”

 

Chi segue "Le storie di Chiara" saprà che, fin da ragazzina ha praticato innumerevoli sport, fino al momento in cui, attorno ai 24/25 anni, avvertendo dolore alle anche ed alle gambe, le si profilò una verità altamente drammatica, relativa alla deambulazione: quella malformazione ossea, conseguenza di un eccesso di cortisone che le fu somministrato, in dosi elevate, quando era una bimba di appena 10 anni, per un'improvvisa e grave patologia che poi risultò non essere quella diagnosticata. Malformazione che, come le annunciò il primo ortopedico che la visitò, non le avrebbe certo consentito un'esistenza facile. E così infatti fu.

Ora intendo narrare appunto un singolare episodio che Chiara visse all'età di 19 anni, quindi nel pieno delle sue molteplici attività sportive. Quella domenica mattina d'ottobre, accompagnata dai suoi genitori, si recò in una località appenninica in cui avrebbe partecipato ad una corsa podistica; erano già alcuni anni che, frequentemente prendeva parte a queste manifestazioni, aperte a tutti e della lunghezza, all'incirca, di 10/12 chilometri. Durante il tragitto in auto lei e sua madre, sopportarono per un po' il brontolio del padre che sosteneva che avrebbe dovuto andare, per tali competizioni, unendosi ad un gruppo sportivo. A lui non piaceva molto guidare ma, in realtà, era contento di andare insieme in montagna e trascorrere così una domenica diversa per cui la ragazza, che lo conosceva bene, non diede troppo peso al suo rumoreggiare. Giunti sul posto e arrivato il momento della partenza della corsa podistica, la ragazza notò che i concorrenti non erano tanti: ad occhio e croce una cinquantina di partecipanti di tutte le età. La temperatura, quel giorno, era piuttosto fredda; per Chiara questo era uno degli aspetti più attraenti e piacevoli della situazione: col movimento, infatti, l'organismo si riscalda e, per lei, le corse più belle erano quelle che si tenevano nei mesi più freddi. C'era chi si vestiva troppo, anche una tuta poteva risultare una copertura eccessiva: lei, da vera sportiva, indossava sempre, calzoncini corti e canottiera.

La difficoltà di quel giorno consisteva nel fatto che, essendo in montagna, sarebbero state salite e discese, attraversamento di boschi e, in generale un terreno impervio. Chiara, abitando allora in pianura ed allenandosi sul piano, non era molto preparata per questo. Anche se quest'immersione nella natura, le piaceva "da morire". Bene, diedero il via e questo bel gruppone di persone iniziò a correre; Chiara si sentiva bene, il suo corpo esprimeva energia, forza, vitalità. Circa a metà gara, però, si accorse che gli altri, quasi tutti, l'avevano distanziata di un tot di strada. Non si preoccupò, continuò col suo passo, respirando ed assaporando a pieni polmoni, l'aria fresca dei luoghi che attraversavano; ogni tanto, naturalmente, si notavano le segnalazioni che avvisavano a che punto si era del percorso e quindi quanti chilometri mancavano all'arrivo. Fu all'ottavo km, all'incirca, che fu affiancata da un uomo di una certa età e ciò le fece davvero piacere: si corre meglio appaiati, soprattutto quando inizia a subentrare una certa stanchezza. Si dissero poche parole; il fiato era necessario per resistere allo sforzo della corsa. Chiara ricorda ancora che, quest'atleta le disse di avere settant'anni. In ottima forma, naturalmente. Poi arrivarono al traguardo, ci fu quel gradito momento dedicato al ristoro ed il tempo per riprendersi dalla gioiosa fatica affrontata.

Giunse infine il momento della premiazione. La ragazza rimase piuttosto sorpresa quando sentì il suo nome; si alzò, raggiunse il tavolo dei premi e..... le fu consegnata una bellissima coppa che ancora conserva! Premiata come "Prima donna". Il fatto è che lei era stata l'unica partecipante femminile; con il signore anziano erano arrivati per ultimi. Era arrivata ultima e allo stesso tempo..... era arrivata prima!! Ci fu qualche mormorio di protesta da parte della platea ma... nulla da eccepire: era stata la prima donna. E quindi si portò a casa la coppa. Furono decine, in quegli anni, le corse podistiche sui 10/12 km a cui Chiara partecipò. Nonostante la malformazione che, allora, non le procurava dolore. Ma quella domenica d'ottobre, sull'Appennino emiliano, la vide ritornare in città con questo gradito riconoscimento. Fu, per lei, una delle fatiche sportive più memorabili. Di cui, ancora oggi, conserva il ricordo, anche sotto forma di una coppa. Certamente ben meritata!!

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi

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