Lunedì, 30 Agosto 2021 14:15

La Diaspora delle Afghane

Siamo riuscite a salvare 15 afghani tra donne, bambini ed i loro padri, ma altrettante sono rimaste bloccate a Kabul.

Da due giorni queste nostre amiche e le loro famiglie, in tutto 15 persone, si sono nascoste. A loro si è aggiunta un'altra famiglia disperata: quella di un traduttore.

Non sono riuscite ad oltrepassare i cancelli dell'aeroporto di Kabul e ad imbarcarsi sui voli militari di evacuazione. Avevano il foglio di via e la segnalazione della nostra Associazione, avevano i loro nomi inseriti nell'elenco tenuto dai militari italiani, avevano i numeri di telefono dei referenti, il numero del Console italiano a Kabul, il nome del capitano della Tuscania, la fascia rossa al braccio per farsi identificare ed anche i soldi da dare ai Talebani. Hanno sfidato la polvere, la fame e la sete, la stanchezza, la paura, i colpi dei talebani del 23 agosto, gli spari del 24 agosto, le granate del 25 e poi gli attentati del 26. 

L'ultimo tentativo il 26 agosto, il giorno degli attentati, quando la terra riarsa del perimetro dell'aeroporto di Kabul si è impregnata totalmente di sangue. In seguito non hanno più provato a raggiungere l'aeroporto, perché ormai del tutto inutile. I voli militari per gli Usa e l'Europa sono terminati, tutte le ambasciate chiuse, i militari italiani andati via. L'ultimo volo italiano atterrato il 28 mattina alle 8.00 a Fiumicino, partito da Kabul il 27 agosto ma con soli 58 afghani a bordo, fatti accedere in aeroporto già dal giorno precedente.

In Afghanistan sono rimasti gli Afghani. Soli ed indifesi. Increduli, arrabbiati e distrutti dalle scelte degli USA di stringere patti proprio con i Talebani e da quelle della NATO di andar via in fretta e furia, quasi improvvisamente.

Sono rimasti con loro i Talebani: oltre 5.000 solo quelli che sono stati fatti uscire dalle carceri nei mesi scorsi, d'accordo con gli USA : terroristi, criminali subito impegnatisi a commettere stragi, rastrellando case, uccidendo dissidenti del loro potere, ricercando proprio quegli attivisti e le attiviste per i diritti umani, ed i loro familiari: persone che da venti anni lavoravano accanto a personale americano ed occidentale affinché l'Afghanistan divenisse uno Stato di Diritto, una Repubblica in cui le donne potessero studiare e lavorare, vivere al pari degli uomini.

L'altro ieri il personale militare NATO ha detto alle nostre amiche di provare a passare il confine con il Pakistan e l' Iran...ma tutte le strade sono presidiate dai Talebani ed i confini con il Pakistan e l'Iran sono anch'essi iper controllati. Tutte le macchine vengono fermate, i documenti esaminati uno ad uno. Mentre i confini con la Turchia sono già stati bloccati da alte mura di cemento armato.

Come faranno mai delle donne e dei bambini, di cui uno di pochi mesi, a fuggire?

Come faranno a vivere?

Sono terrorizzate.

L'attentato del 26 agosto all'Abbey Gate ed all'hotel The Baron, preannunciati dall'intelligence, ha fatto quasi 200 morti e altrettanti feriti e da quel giorno ha reso impraticabile la fuoriuscita da Kabul via aeroporto. La fine dei voli umanitari sembra essere stata anticipata. L'ultimo volo italiano da Kabul è partito il 27 ma conteneva ormai solo 58 afghani, il Console italiano a Kabul, i militari italiani della Tuscania. In tutto l'Italia ha salvato 5.000 afghani, uomini donne e bambini.

L'Inghilterra ne ha salvati 15.000. Tra questi anche quasi 100 cani e quasi 70 gatti curati dall’associazione Nowzad, fondata da Paul "Pen" Farthing, un ex marine: sono giunti all'aeroporto di Heathrow stamani 29 agosto 2021. L'ultimo volo inglese è partito da Kabul il 28 agosto. In compenso tutto lo staff afghano della suddetta associazione è stato lasciato a terra, al di fuori dell'aeroporto di Kabul. In mano ai Talebani. Ciò nonostante la Operazione Arca, cosi era stata chiamata da Pen, si era impegnata a salvare prima di tutto lo staff.

Anche le nostre afghane si sono sentite tradite, al pari dello staff della Nowzad e di molti altri.

Le nostre amiche cercano di rassicurarsi e rassicurarmi dicendomi che esse fanno parte di una regione che, unica in Afghanistan, si è apertamente schierata combattendo contro i Talebani: il Panjshir.

Ma davvero l'appartenenza a questa regione può essere un motivo per sentirsi più al sicuro? O viceversa potrebbe essere per loro un motivo di preoccupazione e di rischio in più, qualora la NATO non si impegnasse in ulteriori salvataggi?

Intanto nuovi allarmi vengono lanciati dall'intelligence USA circa imminenti ulteriori attentati.

Tra poco forse i cellulari delle nostre amiche smetteranno di funzionare. Chissà quando potranno ricaricarne le batterie. Chissà se le telecomunicazioni reggeranno o non saranno abbattute per impedire che i media mondiali sappiano quanto accade nel loro territorio. E' paradossale e quasi ironico sapere che proprio un familiare di queste nostre amiche in questi anni si è occupato dello sviluppo delle telecomunicazioni afghane.

Certamente sarà difficile per loro continuare a comunicare perché dal 31 agosto vigerà il proclamato Emirato Islamico e probabilmente nessuno potrà più denunciare al mondo il genocidio che avverrà, all'ombra del patto di Doha.

Intanto una bambina Afghana, appena atterrata in Belgio e sbarcata da uno di quei voli della speranza, saltella sorridendo sulla pista.

Lei è felice.

Lei è libera.

 

Avv. Michela Nacca, Presidente dell’Associazione Maison Antigone

 

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