Afghanistan: ''Perché l'Occidente ha voluto questa guerra?''

In questi giorni ovunque si legge, si ascolta, si vede un'infinità di post sui vari social di sincera preoccupazione e sentite solidarietà e indignazione verso le donne afghane. È sempre un bene quando il mondo intero, non solo quello dei social, eleva la sua voce nel tentativo di aiutare, sostenere e chiedere con grande forza un immediato intervento.

Come tutti sanno ormai i talebani, gruppo di fondamentalisti islamici studenti delle scuole coraniche afghane e pakistane, hanno ripreso le redini di un paese, l'Afghanistan, martoriato da vent'anni di guerra.  Proprio come ai tempi della guerra in Vietnam, durata anch'essa un ventennio, gli americani hanno liberato il Paese con la coda tra le gambe, dopo aver tentato invano di esportare la "loro democrazia" a suon di bombe e omicidi.

Per una come me che da diverso tempo ormai è parte attiva nella lotta per il raggiungimento di eguali diritti per tutti, in primis le donne, potrebbe essere davvero commovente vedere tanta partecipazione e ansia per l'incerto futuro delle donne afghane, non fosse che sotto sotto, sento puzza di strumentalizzazione.

Le innumerevoli fotografie di signore e signorine con veli sempre più coprenti grazie al nuovo governo o regime talebano, estremista quanto si vuole, non tengono conto che spesso, non sempre, sono le stesse donne a scegliere di coprirsi. Per credo? Per tradizione? Poco importa.

Lo dimostra un servizio del Tg nazionale di qualche anno fa, quando dopo la liberazione dai jihadisti di un quartiere di una città in Siria, le donne sono scese in piazza a festeggiare la ritrovata libertà:  con la sigaretta accesa fra le dita, tiravano soddisfatte boccate di fumo davanti alle telecamere,  facendo vedere al mondo intero che finalmente erano libere di fumare, col velo: ripeto, non sono scese in piazza a bruciare veli o burqa, o a lasciare i capelli al vento, ma a sottolineare che finalmente potevano fumare, a dimostrazione che il velo o burqa o qualunque cosa sia può essere anche una libera scelta.

Non intendo negare che vi sia una decisa intenzione a togliere i diritti alle donne: diritto allo studio, diritto di voto, diritto di lavorare, muoversi in libertà e via dicendo, il che significa meramente mettere in un angolo una bella fetta di popolazione, e questo viene sempre comodo a chi governa o tiranneggia una Nazione.

E allora dobbiamo domandarci perché. Perché l'occidente ha voluto questa guerra? Con, neanche a dirlo, gli americani sempre in prima linea?

Per le ricchezze del Paese, per gli enormi interessi economici derivanti da gas e petrolio, capaci di far arricchire chiunque, tutti, tranne gli afghani. E questo è anche il problema di molti altri Paesi, dove uomini e bambini vengono sfruttati come manodopera a bassissimo costo, le donne, le bambine, stuprate, recluse, vendute, lapidate. Perché si tace o quantomeno si parla sempre così poco di tutto questo e ora, in seguito alla vicenda afghana, il mondo inorridisce improvvisamente?

Il problema dell'Afghanistan non è la donna e la sua sopraffazione, ma la sua stessa ricchezza che deve essere sfruttata da noi occidentali sulla pelle dei suoi abitanti, donne comprese, quelle donne con cui oggi, all’unanimità, siamo, o appariamo così solidali.

C'è un popolo intero con cui essere solidali, fatto sì di donne, ma anche di uomini, bambini, anziani, tutte quelle vite che non ci vengono mai in mente quando andiamo a fare il pieno di benzina.

Il nostro benessere, per quanto così si possa ancora definire, si fonda sulla loro povertà e sulla loro sottomissione, di tutto il popolo afghano, non solo delle donne.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

 

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