Martedì, 10 Agosto 2021 15:10

Cardo dei lanaioli, una pianta erbacea dalla storia millenaria

Reminiscenze etnobotaniche: Dipsacus fullonum, il cardo die lanaioli

Nome scientifico: Dipsacus fullonum

Famiglia: Caprifoliaceae

Genere: Dipsacus L.

Nome comune: cardo dei lanaioli

Tra le cose che ho ereditato dalla mia mamma e dalla mia nonna paterna ci sono i cuscini di lana di pecora. Ogni tanto allargo la lana e la stendo al sole. Oggi l'ho rifatto.

La mia mamma era sarta. La mia nonna materassaia, era molto conosciuta ...

Ho saputo da anziane dei paesi limitrofi e donne del paese in Abruzzo, dove lei si è trasferita dopo aver sposato mio nonno, che oltre a conoscere le erbe, si trasferiva nelle case delle giovani spose e faceva i materassi che occorrevano.

Caspita io per sistemare un cuscino ho impiegato due ore!

E con questo mi è venuta in mente una pianta... ovviamente, il Dipsacus fullonum - che mostra la sua meravigliosa infiorescenza proprio in questo periodo estivo - detto cardo dei lanaioli perché i suoi fusti e garzi aculeati venivano utilizzati proprio per cardare la lana sin dai tempi antichi. Si otteneva così una lavorazione delicata e la fibra restava integra. Oggi non cardano più la lana, ma garzano, tramite una specifica lavorazione si crea una peluria nei tessuti.

Vengono utilizzate foglie e radici con proprietà diuretiche, depurative e digestive. Hildegard von Bingen definiva questa pianta calda e secca con un effetto disintossicante. Ne consigliava l’utilizzo polverizzato in aggiunta a cibi e bevande per eliminare le tossine accumulate.

La pianta è biennale e cresce spontanea in tutta Italia.

Un'altra tra le specialità della pianta - che amo raccontare nei miei incontri didattici sull’utilizzo delle piante spontanee- è la raccolta della rugiada nella pianta - al secondo anno- nell’incavo ascellare delle foglie in prossimità dello stelo. In periodi di siccità io la chiamo fontanella, in quanto diventa abbeveratoio per piccoli volatili ed insetti.

Ma non solo … questa concavità viene definita pure bacino di Venere. L’acqua magica qui raccolta veniva utilizzata per calmare occhi affaticati, infiammati - ma per via del ristagno di insetti deceduti attirati dall’acqua, se ne sconsiglia l‘uso.

Quest’acqua era pure utilizzata come tonico della pelle. Questi lavaggi costituiscono un uso cosmetico-rituale. Pure utilizzato per eliminare le macchie della pelle.

Per tutte queste ragioni pure conosciuta come Osteria e/o Fontana degli uccelli, Lavatoio di Venere

Oggi viene ancora utilizzata per composizioni floreali secche, insieme alla Lunaria, al Lino delle Fate …

Una pianta che coccola e dona forza come pure la capacità di vedere il bello.

 

Testo e foto a cura di Daniela Di Bartolo

 

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