Venerdì, 06 Agosto 2021 15:46

Il coraggio di Michele, ragazzo affetto da autismo

Michele Oberburger ha la passione della moto.

In sella alla sua special Beta si è guadagnato il primo posto a Pietramurata nel campionato italiano di trial.

Michele ha quasi vent'anni, la prima volta che è salito su una moto ne aveva otto.

Papà Roberto all'inizio era contrario, sono state le insistenze di un'amica di famiglia già campionessa a fargli scavalcare le sue perplessità e a permettere a Michele di iniziare una nuova avventura.

“Scotta, scotta, scotta” ha urlato Michele, dopo essere salito in moto. Il polpaccio sulla marmitta e già si era procurato una prima ferita.

Questo però non ha fermato il ragazzo, ne tantomeno suo padre.

Al contrario, quelle sue prime parole sono state una gioia, uno stimolo per andare avanti e continuare a crescere.

I sacrifici che ci sono dietro ad uno sport, per tanti sono invisibili, ma la dedizione, il tempo dedicato agli allenamenti, sono elementi che educano all'importanza dell'impegno.

Papà Roberto e mamma Alessandra conoscono bene il significato della parola sfida.

Michele è un campione, supera i suoi limiti e taglia traguardi che nessuno prima di lui ha mai raggiunto.

Michele è unico, è il primo ragazzo autistico a gareggiare ad alti livelli nello sport.

È mamma Alessandra ad accorgersi per prima che Michele ha un modo di interagire diverso rispetto ai bambini della sua età, quando viene preso in cura con la diagnosi di autismo, Michele ha poco più di due anni.

L'autismo non è ancora molto conosciuto e per la famiglia Oberburger inizia un non semplice percorso.

“Possiamo vincere qualche battaglia?”

È la prima domanda che papà Roberto rivolge al neuropsichiatra.

L'autismo è una condizione che non può essere sconfitta, ma ci sono moltissimi modi per affrontarla.

Nessuno di questi è semplice, tutti richiedono un impegno costante, e purtroppo gli ostacoli non sono dati soltanto dalle personali difficoltà che si hanno quando si è autistici.

Michele da anni lavora nella cucina della caserma dei vigili del fuoco permanenti di Trento.

È lui a preparare le insalate per il Nucleo elicotteristi.

Supervisionato da personale abilitato, lavora in autonomia, maneggia i coltelli, e lo fa con attenzione e professionalità.

Svolge le sue mansioni con passione e impegno, la stessa passione e lo stesso impegno che mette quando in sella alla sua moto taglia i traguardi che nessuno mai avrebbe immaginato potesse varcare.

Questa è forse la lezione più importante che ci insegna la storia di Michele e della sua famiglia.

Se una meta non è mai stata raggiunta, non vuole dire che sia impossibile arrivarci, significa soltanto che ci vuole qualcuno con abbastanza caparbietà, abbastanza fiducia e abbastanza coraggio da provarci.

Mamma Alessandra e Papà Roberto si sono trovati a dover affrontare battaglie difficili.

Il nemico burocrazia ha tentato di ostacolare in ogni modo la strada dell'inclusione per Michele, ma loro hanno continuato a combattere per consegnare nelle mani del proprio figlio, la possibilità di una vita speciale, in un mondo che si riempie troppe volte la bocca della parola uguaglianza, ma che poi nella vita di tutti i giorni separa più di quanto unisce.

Ieri Michele era un bambino speciale, oggi è un ragazzo straordinario, domani sarà un uomo preparato ad affrontare le sfide che la vita gli metterà davanti.

Includere non vuol dire costringere qualcuno considerato differente, ad adeguarsi alla consuetudine della massa, significa piuttosto ricreare una situazione nella quale una persona speciale possa essere se stessa.

 

Articolo a cura di Viviana Donadello

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