Bacha Bazi, le vite spezzate dei ragazzini abusati in Afghanistan

In Afghanistan esiste un mondo sommerso al di sotto della legalità dove le vittime di una società patriarcale non hanno altra via di scampo se non quella della prostituzione. Li chiamano Bacha Bareesh, i “ragazzi senza barba”, ragazzi di età compresa tra i sette e i diciott’anni, provenienti da contesti molto poveri, che sono al centro di quella pratica chiamata Bacha Bazi, “gioco da ragazzi”, che ha origine nelle antiche culture di tutta l’Asia centrale, per la quale sono costretti a fare compagnia a ricchi e potenti signori, di cui oggi molti ex comandanti mujaheddin che ricoprono ruoli importanti: governatori, ministri, capi di polizia e comandanti militari, semplici funzionari o dirigenti che allietano le loro serate con ragazzi giovani, imberbi, efebici, con il corpo che ancora non mostra segni di maturità.

Alcuni sono adescati per strada, altri provengono da piccoli villaggi di provincia, prelevati alle loro famiglie, persuase da una somma di denaro, alimenti o terre, e dalla promessa di un lavoro, un’istruzione o comunque di una vita migliore. Altri ancora vengono addirittura rapiti.

I bambini, isolati, vengono addestrati a comportarsi come delle donne, a indossare campanelli ai polsi e alle caviglie, a truccarsi. Li obbligano a imparare a cantare e ballare per poi essere sfruttati sessualmente e gli somministrano oppiacei per sottometterli. In occasione di feste private vengono offerti e scambiati dai Bacha Baz, “amanti dei ragazzi”, per soddisfare i loro pruriti erotici.

Inoltre, possedere un Bacha Bareesh, o più di uno, rappresenta una dimostrazione di potere e ricchezza tra alcuni signori della guerra afghana, protetti dalla polizia e immuni alla legge (la pratica del Bacha Bazi è contrastata dall’art. 660 del Codice penale dell’Afghanistan rivisitato nel 2018, ed è illegale secondo i protocolli internazionali sulla tutela dei bambini, come ad esempio dalla Convenzione universale sui diritti dell’infanzia e da altre convenzioni sui diritti umani che l’Afghanistan ha ratificato). Il Bacha-Bazi è protetto da un sistema che si autoalimenta in potere e corruzione. Manca un serio e profondo cambiamento culturale, si tratta, in ogni caso, di una consuetudine socialmente accettata e protetta dallo scudo della tradizione secolare afghana, tanto da essere citata addirittura nelle canzoni locali.

I ragazzi spesso non sono in grado di ribellarsi e alla comparsa dei primi peli della barba, o al compimento dei 18 anni di età, non servono più. Vengono liberati, ma il danno psicologico è enorme. Anni di prostituzione, violenze fisiche, pedofilia e isolamento rendono difficile il reinserimento nella società, per alcuni è faticoso anche ristabilire un’identità maschile. Arrivano a soffrire di gravi problemi fisici e di salute, giungendo, in alcuni casi, persino al suicidio. Ballare rimane l’unica abilità che gli rimane e ciò li rende oggetti di violenze fisiche e sessuali, di attenzioni omoerotiche e di vergogna pubblica.

Durante la guerra civile afgana i talebani avevano reso illegale il Bacha Bazi poiché considerato incompatibile con la legge della Sharia. Dal 1993, fino all’invasione americana del 2001, era punibile con la morte. Ma col declino del regime talebano, dal 2002 è ritornato a crescere esponenzialmente, non solo nelle zone rurali, ma anche nelle grandi città, non più praticata solo da uomini ricchi o signori della guerra, ma anche dalle forze della polizia afghana.

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

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