La Storia di Chiara: “Non ti abbandono. Il tuo posto è sempre accanto a me”

Vivemmo un'estate, nel 2003, che anticipò le torridi estati dell'ultimo decennio; Chiara, allora poco più che quarantenne, e che fin da bambina non aveva mai particolarmente amato le alte temperature estive, riuscì senza difficoltà a sostenere quel mese d'agosto, nella Pianura padana in cui abitava, anche perché aveva preso un'importante decisione che la poneva di fronte ad un obiettivo impegnativo ma al cui buon esito, lei fermamente credeva: l'adozione di un cane problematico da un canile. Era da tempo che, nella sua vita e nelle sue giornate, mancava la presenza di un rappresentante della razza canina più bella ed intrigante che esista: la pura razza meticcia. Quasi sempre il risultato di incroci improbabili e casuali e, proprio per questo, connotati da una particolare unicità.

Chiara non aveva certo vissuto senza animali, non sia mai! Numerosi gatti, nel tempo, provenienti dalle situazioni più insolite e, quasi sempre, esito dell'incuria e del non rispetto degli esseri umani, di quelli che, di caratteristiche propriamente umane, sono carenti. Pensate che, alcuni anni prima, tornando in auto verso casa, lungo la stradina che conduceva ad essa, s'accorse di due paia d'occhietti tra la fitta erba del ciglio stradale: erano due micetti in precarie condizioni. Fece di tutto, col veterinario, per salvarli; sopravvisse la femmina, Tigre, che per dimensioni e temperamento ricordava un gatto selvatico e che, emettendo per tutta la sua vita un “miao” storpiato, era detta Mì. Con l'accento. Stupenda gattona. Estate, tempo di abbandoni. Periodo in cui canili e gattili fanno faticosamente e provvidenzialmente spazio a nuovi ospiti, divenuti indesiderati poiché mai considerati esseri viventi, bensì cose. Oggetti. Di cui disfarsi per le più svariate ragioni, quasi sempre assurde ed inaccettabili. Quale momento migliore per l'adozione di un meticcio?

Ho accennato inizialmente ad un obiettivo impegnativo e vi racconto le ragioni di tale affermazione; Chiara, dunque, recatasi in un canile comunale distante circa 30 km ed essendosi letteralmente innamorata di una cagnona di cui il personale stesso della struttura aveva detto “La lasci perdere, è terrorizzata dalle persone”, si recò nel box della meticcia per 7/8 giorni di seguito, in quelle calde mattine agostane: entrava sola nel box, si sedeva a terra ed ogni volta, per circa un'oretta, cercava un contatto con quello splendido cane. Fu così che una mattina, la veterinaria del canile le disse: “Ha fatto un ottimo lavoro. Può portarsela a casa”. Dopo varie peripezie, poiché Tea scappava a più non posso all'interno della grande recinzione, riuscirono a caricargliela, dentro un apposito, adeguato "trasportino" per cani, nella sua auto. E il primo passo fu fatto, con grande gioia e soddisfazione di Chiara. Tea manifestò da subito quanto profonde fossero le sue paure nei confronti delle persone, conseguenza di maltrattamenti subiti nell'anno, o poco più, vissuto senza alcun accudimento, prima che fosse "posta in salvo" al canile; Chiara affrontò, con la pazienza che la contraddistingue, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, un percorso d'affetto e di attenzioni davvero fondamentale e necessario affinché Tea acquisisse fiducia negli umani e ciò, infine, si verificò. Piano piano la meticcia iniziò a manifestare tutto il suo temperamento giocoso ed affettuoso: il suo sguardo rivelò un'infinità dolcezza. Che le apparteneva.

Rimaneva, ad un anno circa dall'adozione, uno scoglio da superare: il suo rifiuto a salire in auto. Un netto rifiuto, probabilmente associato al timore di ambienti piccoli e chiusi. In quell'estate del 2004 Chiara, con alcune amiche, reduce anche da un periodo di malattia che l'aveva costretta a letto, andò, per un paio di settimane, al Lago (leggesi lago di Garda) lasciando, molto a malincuore, Tea a casa: in uno spazio verde, con la possibilità di un ottimo ed ampio riparo e, ovviamente, una persona che si occupava di lei, abitando nella stessa casa di Chiara. Ma voi ritenete che Chiara se ne sia stata tranquilla e quieta in vacanza? Nell'arco di 15 giorni, per ben tre volte, si fece il tragitto lago - casa e viceversa per andarla a vedere; tra l'altro, per scelta e non per incapacità, percorrendo la strada normale e non l'autostrada per cui non ha mai nutrito particolare simpatia. Successivamente lo scoglio dell'auto fu superato e, da quel momento, s'aprì un lungo decennio di bellissimi momenti e situazioni vissuti con la cagnona: il lago diventò, in particolare, "un luogo dell'anima".

A conclusione ci tengo a fare alcune considerazioni con la certezza che, chi leggerà questa ennesima storia di Chiara, le ritenga importanti così come lo sono per la sottoscritta, per coloro che amano gli animali ed anche per le persone che, ad ogni modo, li rispettano, comportandosi nei loro confronti con responsabilità e senso civico. Questa strana estate, ancor più di quelle che l'hanno preceduta, vede, purtroppo, un aumento dell'abbandono di cani e di gatti probabilmente dovuto anche a chi ne ha fatto entrare uno in casa, nel periodo della chiusura, e che ora lo vive come un fastidio o addirittura come un intralcio. Come sia possibile non lo comprendo, ma è così. Cani e gatti entrano soprattutto "nella nostra vita" e il loro esserci, creature che dipendono da noi, s'intreccia con il nostro quotidiano. Ciò dovrebbe essere “per sempre “. Se intendete, inoltre, adottarne uno, andate nei gattili e nei canili, guardatevi attorno, ma non troppo e, soprattutto, se entrate soli fate in modo di uscire in due! A buon intenditor poche parole.

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi

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