Giustizia e crimine

Nella mattinata del 27 luglio la pagina Facebook Movimentiamoci Vicenza, associazione che si occupa di violenza istituzionale, pubblica la notizia del "prelievo coatto" di un bambino di sette anni, L., affetto da epilessia, portato via con la forza dalla sua casa e dai suoi affetti.

Dopo una lunga battaglia legale per l'affido fra i genitori, nel dicembre del 2020 il Tribunale dei minori di Roma nomina un tutore e un curatore speciale per il bambino, disponendone con urgenza il collocamento presso una casa-famiglia e questo nonostante al bambino non siano mai mancati cure e affetto.

Già questo è di per sé difficile da comprendere: è chiara oramai la ferrea volontà di alcune e precise istituzioni di "sequestrare" il maggior numero possibile di bambini, spinte evidentemente da interessi economici; e non quei bambini che né mamma né papà hanno desiderato, ma quei piccoli innocenti che sono amati, curati, da mamme soprattutto, ma anche dai loro papà, da zii e nonni.

Quel che è maggiormente incomprensibile riguarda le modalità con le quali è avvenuto il prelievo in questo caso, che non è certo isolato: sempre più spesso si rendono pubblici video e fotografie che documentano l’inaudita ferocia con la quale psicologi, assistenti sociali e forze dell’ordine eseguono “il loro compito”.

È stata usata una violenza inaudita, uno straordinario eccesso di uso di un potere concesso da quelle compiacenti istituzioni.

La porta di casa è stata letteralmente scassinata, i vigili del fuoco hanno lavorato con la fiamma ossidrica, la casa è stata devastata e perquisita, i nonni sono stati fermati e la mamma presa con la forza, umiliata e mortificata, piantonata da un agente, voglio sperare che almeno fosse un agente donna, quando ha dovuto andare al bagno.

Durante tutto questo il piccolo urlava e piangeva, e no, non voleva andarsene, voleva restare con la sua mamma, ha tentato di ribellarsi con tutte le sue forze a una decisione che di fatto era contro di lui, non certo per il suo bene.

Ora, posto che queste persone abbiano agito in buona fede, eseguendo meramente degli ordini da parte di superiori, o la sentenza del Tribunale dei minori, davvero si può pensare che un trauma violento come questo, possa essere pensato per il suo bene?

Davvero si può credere che questo bambino, così come tutti gli altri, non si trascinerà dietro per il resto della vita una tale devastante esperienza?

Quali che siano state le ragioni della terribile decisione, lui, loro sanno bene dove vogliono stare, sanno chi amano e questo dovrebbe bastare.

È finita, ed è finita nel peggiore dei modi, il bimbo è stato trascinato via, le sue medicine invece sono state lasciate a casa.

Che L. possa tornare dalla sua mamma, che possa smettere di piangere e riabbracciare presto i suoi cari, e lasciarsi tutto questo alle spalle.

Ma quel bambino, quando incontrerà un rappresentante delle forze dell'ordine, uno psicologo, un avvocato, un assistente sociale, gli volterà le spalle, per il resto della vita.

E io con lui.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

 

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