Figli della Guerra

''Quello che succede ogni giorno non trovatelo naturale. Di nulla sia detto è naturale: in questi tempi di sanguinoso smarrimento, ordinato disordine, pianificato arbitrio, disumana umanità, così che nulla valga come cosa immutabile''. Così scrive Bertold Brecht, drammaturgo tedesco, pensando a quell'Europa funestata dalla guerra e dalle barbarie commesse su milioni di esseri umani innocenti. Forse pensava ai bambini morti di fame, di stenti nei ghetti e nei campi di sterminio o vittime dei bombardamenti. Ma queste parole, purtroppo, non appartengono al passato e resta come una ferita sempre aperta, quel "sanguinoso smarrimento" che prende ancora oggi, ogni qualvolta in tante parti del mondo si consumano guerre e genocidi nel nome di una religione o di un’ideologia. Non più una sola guerra ma tante guerre. Immagini che si accavallano velocemente sui media in cui, oramai, il virtuale si confonde con il vero, in quella velocità mordi e fuggi che ci fa dimenticare facilmente e chiude le coscienze all'indignazione e alla vergogna. Che ci fa guardare senza vedere!

Non trovatelo "naturale", perché le macerie non lo sono, non lo è un mare Mediterraneo cimitero d'acqua di donne, bambini, uomini; povere vite appese a vascelli fantasma e a mercanti esseri umani. Non sono "naturali" i nuovi ghetti, i muri, i fili spinati per chi fugge dall'inferno e cerca asilo. Non è naturale e inevitabile la guerra, le armi letali nelle mani di pochi che decidono il destino del mondo, soprattutto, mentre ci giungono immagini di bambini senza più vita, senza più respiro, soffocati da quella "disumana umanità", per la quale gli interessi valgono più delle loro vite. Ancora bombe su quelle povere macerie, su questi esuli del mondo senza più un nome, che ormai non piangono più. Il pianto è un privilegio che spesso il terrore non permette, perché pietrifica come statue di sale. Ma se "nulla valga come immutabile" vuol dire che possiamo cambiare il corso delle cose, possiamo urlare, scrivere, manifestare il nostro sdegno e toglierci quella corazza di rassegnata indifferenza che molti hanno assunto nell'illusione di restare fuori da questa oscurità vischiosa.

Non è così! Bisogna gridarla la Pace, urlare e dire ciascuno il nostro No alle barbarie e alla guerra.

 

Articolo a cura di Emerita Cretella

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