"Viva la Repubblica. Viva l'Italia!"

Mio padre a volte mi raccontava quella campagna elettorale per il Referendum del 1946 in cui gli italiani erano stati chiamati a votare per mantenere la monarchia oppure scegliere la repubblica.
Il babbo abitava in Calabria, in un paese sul mare ancora segnato da una guerra recente e dalla miseria atavica del Sud. Lui, allora, era un ragazzo di diciannove anni, anche se non poteva votare (si votava a 21 anni), scelse come tanti altri giovani di battersi per la Repubblica. Quella, mi diceva, fu una campagna elettorale dura e anche al suo paese ci furono scaramucce tra monarchici e repubblicani.
 
Il babbo, testa calda si trovò spesso in queste baruffe e il maresciallo dei carabinieri andava a lamentarsi da mio nonno uomo severo e tutto d' un pezzo che si arrabbiava moltissimo. Ma Mimmo, così si chiamava mio padre, nonostante i divieti, continuò a fare campagna per la Repubblica e quando i risultati del Referendum furono definitivi, insieme ai suoi compagni sfilò per il paese con una bandiera tricolore senza stemma sabaudo, gridando: "Viva la Repubblica. Viva l'Italia!". Sono passati tanti anni da quel 2 Giugno del 1946 ma è ancora vivo il ricordo di chi ha dato la vita per costruire la nostra democrazia e di quei giovani del dopoguerra come mio padre, pieni di passioni e speranze, che scelsero di affidare il destino del proprio Paese non a re e regine ma a rappresentanti votati dal Popolo.
Buon 2 Giugno.
 
 
Articolo a cura di Emerita Cretella
 
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