Per non dimenticare Marcella, uccisa e trovata nella casa in fiamme

La mattina del 22 luglio 2020 è stata trovata morta nella sua abitazione di Portogruaro, Marcella Boraso, di 59 anni. I vicini, notando del fumo uscire dall’appartamento, chiamano i vigili del fuoco. Viene domato l’incendio in corso, causato dai fornelli trovati accesi.

Il corpo di Marcella viene trovato riverso su un fianco, sul pavimento del bagno, vicino al water fracassato. Presenta numerose ferite alla testa e lì accanto una bottiglia rotta, mentre sul soffitto ci sono schizzi di sangue. La porta d’ingresso era stata chiusa dall’esterno a doppia mandata e le tracce di diavolina confermano l’incendio doloso. Da qui gli inquirenti aprono la pista dell’omicidio.

Accusato di essere il responsabile dell’omicidio Wail Baoulaied, di 23 anni, conoscente della vittima di origini marocchine, già noto alle forze dell’ordine. In precedenza era stato già denunciato da alcuni vicini di casa per aver rubato delle attrezzature e in quell’occasione Marcella, come sua conoscente, era stata interrogata e aveva dichiarato che il Baoulaied la maltrattava, la picchiava e le chiedeva in continuazione i soldi per le sigarette.

I due, entrambi con problemi di dipendenza, si erano incontrati al Sert ed erano diventati amici, tanto che lui aveva perfino le chiavi di casa di Marcella.

Quando è stato fermato, il Baoulaied indossava una maglietta sporca di sangue, si è agitato e si è contraddetto più volte. Dall’intercettazione di una telefonata con il fratello è emerso che conosceva dei dettagli della scena del crimine noti solo ai soccorritori, ma lui respinge ogni accusa.

L’esame autoptico rivela che la vittima aveva il cranio rotto, colpita con una bottiglia di birra (ritrovata sulla scena del crimine) e poi ripetutamente sbattuta con la testa al water tanto da romperlo. L’omicidio sarebbe avvenuto durante la notte, poi il mattino dopo il Baoulaied avrebbe aperto il gas con tentativo di un incendio che cancellasse le tracce.

Il giovane viene portato in carcere e soltanto nell’interrogatorio del mese di novembre confessa la sua colpevolezza. Dalle sue dichiarazioni esce fuori un presunto complice, Mohammed Rabih, anche lui di origini marocchine, di 21 anni.

Secondo la ricostruzione, i due avevano trascorso la serata con Marcella a un certo punto, e decidono di ucciderla sotto l'effetto di alcolici e di psicofarmaci, avevano ucciso la donna poiché la stessa aveva scoperto che uno dei due aveva tentato di rubare all'interno della sua camera  da letto.. Gli inquirenti ipotizzano che la donna abbia rifiutato di consegnargli dei soldi. Fondamentale è stato il ritrovamento di un sacchetto contenente una serie di oggetti che hanno permesso di incastrare gli assassini: il martello e i guanti in lattice indossati dai due per ripulire la scena del crimine. È poi stata trovata in casa del Rabih una collana di Marcella.

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

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