Le contraddizioni dell’India: da culla delle start up a centro della pandemia mondiale del Covid e della violenza sulle donne

L’India, uno dei Paesi con un’alta produzione di vaccini, è da qualche settimana al centro del dramma della pandemia da Covid 19. Si assiste infatti in questi giorni ad un record di morti, 3689 nella giornata di ieri e di contagi, 392.488. 

E’ stata avviata la campagna vaccinale a tutti gli over 18 ma mancano le dosi dei vaccini.

Una aperta contraddizione che evidenzia il business che sta alla base della produzione dei vaccini e la necessità di lasciare liberi i diritti sulla loro produzione.

Ma la situazione fa emergere anche una profonda contraddizione che traspare dalle scelte di politica economica del Governo: fino all’anno scorso l’India è stata la culla di start-up spingendo molti investitori internazionali e di venture capitalist a concentrare i loro investimenti nel Paese.

L’ India è stata infatti uno dei più grandi mercati per lo sviluppo di start-up ad alto tasso tecnologico, grazie alle opportunità create dalla regolamentazione governativa agevole e soprattutto grazie alle sue risorse umane e allo spirito di condivisione che pervade gli hub tecnologici indiani. L’India ha così beneficiato del ritorno di numerosi giovani ricercatori e di personale qualificato che si era formato nelle università europee e americane. 

L’India è stata fino all’anno scorso una delle economie più grandi e in più rapida crescita del mondo, il suo prodotto interno lordo ha registrato un aumento di circa il 6% ogni anno. 

Ma lo sviluppo economico e tecnologico che si è concentrato in alcune aree dell’India, in particolare intorno a Bangalore, hanno di fatto creato fratture e differenze sociali molto evidenti, lasciando alcune regioni in una povertà assoluta, con scarsi servizi. L’ India è di fatto rimasta una società patriarcale dove lo stupro è l’espressione usuale per affermare il potere maschile e dove esiste ancora un forte squilibro del rapporto maschio/femmina dovuto anche agli aborti illegali per la selezione del sesso. Ogni 15 minuti in India avviene uno stupro e la violenza sulle donne è un'emergenza che non si può più ignorare.

La pandemia in atto evidenzia oggi, agli occhi del mondo intero, le storture sociali esistenti.

Le strutture e il personale sanitario devono far fronte all’aumento dei casi e i team di Medici senza frontiere (Msf) informano di gravi carenze di posti letto negli ospedali per i casi più gravi e della mancanza di forniture di ossigeno e medicinali. A Mumbai le strutture sanitarie sono sopraffatte dall’arrivo di persone in condizioni critiche. Le autorità locali hanno iniziato ad aumentare la capienza negli ospedali, a fornire screening e test negli insediamenti della città e hanno istituito delle Covid War Rooms, utili nelle attività di triage dei pazienti e nel fornire referti. 

In diversi Stati, come Delhi, Punjab, Madhya Pradesh, Karnataka e Maharashtra, è entrato in vigore il coprifuoco come misura di contrasto alla diffusione del virus e gli spostamenti sono stati fortemente limitati.

Luoghi pubblici come centri commerciali e ristoranti sono stati chiusi, restano aperti solo i servizi essenziali. 

L’India è stata il nono partner commerciale più importante per l’UE e quest’ultima rappresenta invece il primo partner commerciale per l’India. Difatti, nel 2019, l’11,1% del commercio indiano è dipeso dall’UE, e solo dopo fanno seguito gli Stati Uniti e la Cina (10,7%). 

L’insegnamento che dobbiamo trarre da questa tragica situazione è che non ne usciremo da soli e che di fronte ad un problema globale quale è la pandemia dovremo saper trovare soluzioni globali che devono avere alla base la solidarietà tra i popoli.

 

Articolo a cura di Isa Maggi

 

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