Per non dimenticare Stefania Maria Rosa, l’assassino l’ha strangolata a morte

La mattina del 29 aprile 2020 è stato ritrovato il cadavere di Stefania Maria Rosa Dusi, 45 anni, nella sua abitazione a Milano.

Un conoscente della donna, preoccupato perché non riusciva a rintracciarla, si reca nell’appartamento di lei e la trova sul pavimento senza vita. Nessun segno di violenza esterna, niente che potesse far risalire immediatamente a un omicidio. Ma l’esame autoptico stabilisce il decesso conseguente a un’aggressione che aveva provocato la “rottura bilaterale dei cornetti tiroidei dovuta ad asfissia meccanica da compressione”, una rottura anomala. Soffocamento.

La procura di Milano apre un’indagine per omicidio, e dopo mesi gli inquirenti individuano un presunto responsabile emettendo un’ordinanza di custodia cautelare per Mohamed Mostafa Ibrahim Saleh, 25 anni, originario dell’Egitto, irregolare sul territorio nazionale, accusato di omicidio volontario.

Secondo le ricostruzioni, la vittima lavorava come prostituta e sarebbe stata uccisa il pomeriggio precedente, durante un incontro con l’uomo, durato circa una ventina di minuti. A confermarlo telefonate e messaggi, nonché registrazioni delle telecamere di videosorveglianza della zona.

L’omicidio sarebbe avvenuto prima della consumazione del rapporto concordato, forse a causa di una lite per denaro. Le impronte del Saleh vengono rilevate su mozziconi di sigaretta trovati in casa di Stefania Maria e su un’unghia della mano destra della vittima che, probabilmente, tentava di difendersi mentre lui la afferrava per il collo.  L’uomo è attualmente in carcere.

Per non dimenticare Stefania Maria Rosa Dusi.

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

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