''Io sono la mamma di Davide, vittima della strada e del lavoro, ucciso da un criminale, nella più completa indifferenza istituzionale''

Lui è Davide Marasco. Erano da poco trascorse le 3.30 del 27 maggio 2019 quando Davide è stato travolto da un’automobile guidata da un 49enne, all’altezza di via Silicella a Roma. L'investitore, un albanese ubriaco, lo ha preso in pieno, come è dimostrato dal referto autoptico, mentre percorreva a tutta velocità, contromano e pieno di alcool la Via Casilina a Roma. Davide è rimasto colpito a morte sull'asfalto, non ha avuto la possibilità di portare a termine i suoi progetti di vita e di amore come un ragazzo della sua età dovrebbe. Nel dolore più grande per una madre, si è aggiunto il dolore di dover apprendere della morte del proprio figlio dai social.

Quella che segue è la testimonianza di Maria Grazia Carta, la mamma di Davide.

“Sono Maria Grazia Carta, ho perduto mio figlio Davide Marasco travolto in scooter il 27 maggio 2019, mentre si recava a svolgere onestamente il suo lavoro di panettiere. L'investitore è un albanese ubriaco, che lo ha preso in pieno, come è dimostrato dal referto autoptico, mentre percorreva a tutta velocità, contromano pieno di alcool e cattiveria la Via Casilina a Roma. Non gli ha prestato soccorso, tipico comportamento di chi non ha nessun interesse per la vita del prossimo. Davide è rimasto colpito a morte sull'asfalto, non ha avuto la possibilità di portare a termine i suoi progetti di vita e di amore come un ragazzo della sua età dovrebbe. Nel dolore più grande per una madre, si è aggiunto il dolore di dover apprendere della morte del proprio figlio dai social. Vergognosa assenza istituzionale, eclatante e inverosimile manifestatasi anche nella superficialità degli irrigidimenti burocratici dietro i quali si trinceravano nella più abbietta dell'indifferenza come ormai accade sempre più frequentemente davanti a queste tragedie. Eclatante e inverosimile, per una cittadina, apprendere una così dolorosa notizia mentre presta servizio, con amore, dedizione, rispetto e attenzione per le diversità e necessità di tutti i bambini, come insegnante in una scuola della periferia romana. Conosco bene i vuoti istituzionali, i bambini, le loro famiglie, gli insegnanti i dirigenti e la scuola tutta, sono lasciati soli quotidianamente a farsi carico di situazioni di incuria degrado e tagli. Mai mi sarei immaginata di trovarmi a toccare con mano la più inumana delle assenze istituzionali. Nessuno si è fatto carico di avvisare noi familiari della morte di un ragazzo di 31 anni, giustificandosi dietro una prassi burocratica incomprensibile nell'era digitale. Nessuno ha pensato che quella creatura che giaceva sull'asfalto priva di vita avesse una mamma, una famiglia che lo amava e lo ama ancora. Nessuna umanità ancora una volta gli è stata dovuta così come a tante altre vittime.

Ancora oggi, nonostante le mie più disparate interviste alle radio, articoli di giornale (tra cui l'Espresso con l'articolo di Roberto Saviano) nazionali e locali, abbiano dato voce alla mia rabbia e indignazione, le istituzioni preposte non si sono presentate ad offrire a me e a mio figlio l'attenzione, il rispetto e il sostegno che questa tragedia umana consumatasi in territorio romano merita. Forse perché è diventata prassi quotidiana questo trattamento al quale sono già stati sottoposti altri familiari e altre vittime del lavoro e dalla strada. La mia è una storia difficile da raccontare, non solo perché dolorosa, per le modalità nelle quali si è svolta, ma perché scomoda per chi delle istituzioni leggerà queste righe. Scomoda sì, perché storie come questa spesso vengono archiviate come una delle tante, senza tenere conto che l'assassino di Davide è un criminale della strada che andava fermato prima che nuocesse in maniera irreparabile.

Le condizioni dei nostri territori, nel nostro caso Roma, sono inaccettabili e invivibili. La malavita impera e si insinua impunemente nel quotidiano delle persone oneste, e tra l'incuria e il degrado si fanno spazio e colpiscono in ogni modo i cittadini, i nostri figli e tutto tace. Il silenzio istituzionale è assordante e mentre le poche forze rimaste (visti i tagli governativi), vengono utilizzate per reprimere e sgomberare cittadini poveri e inermi, i controlli in zone ad alta concentrazione di degrado vengono lasciati in balia di associazioni a delinquere e vengono omesse, volutamente disattese, le necessità di sicurezza dei cittadini nei territori. Nessun controllo nelle strade, nessuna attenzione dei quartieri a rischio, nessuna sensibilità verso i cittadini più fragili che stanchi dei vuoti istituzionali, spesso delegano le loro necessità di uguaglianza giustizia e attenzione a "paladini giustizieri", che altro non fanno che fomentare guerre tra poveri. Mi chiedo: È un disegno ben preciso tutto questo? Penso di sì, se quello che vedo si riduce a mera propaganda, fatta di foto simbolo, strisce tricolori e schieramenti di forza pubblica in assetto anti guerriglia contro cittadini che rivendicano i propri diritti. Quanto d'incomprensibile e inaccettabile (come una morte ingiusta), a causa dell'incuria istituzionale, devono vedere ancora i cittadini? Le persone oneste, i bambini stessi che incontro chiedono attenzione e considerazione. Una buona madre questo lo sa! Povera o ricca di qualunque etnia o religione, una madre presta attenzione e premure, protegge soprattutto e accetta ogni sfida per amore dei propri figli. Le istituzioni questo non lo fanno, se quello che mettono in campo è assenza e indifferenza davanti a delle tragedie sempre più frequenti e che semplicisticamente e superficialmente vengono fatte cadere nel dimenticatoio. Le istituzioni, gli uomini di legge devono farsi carico di tragedie che possono e devono essere evitate, perché i potenziali omicidi non vanno lasciati liberi di circolare, le strade e i ponti necessitano di controlli accurati, perché si muore anche di questo. Gli assassini stradali vanno condannati duramente, ma vanno anche condannati tutti coloro che, responsabili della nostra sicurezza, si gireranno dall’altra parte.

Davide, come tutte le altre vittime della strada, non sarà dimenticato e le istituzioni e gli uomini di legge dovranno farsi carico di una tragedia annunciata. La mia è una scelta forte che non chiede pietà umana o atti di grazia e favori, ma vuole mettere al centro dell’attenzione il livello di indifferenza, di ingiustizia e di superficialità con la quale vengono trattati temi importanti, perché si vuole imporre e diffondere il silenzio autoritario, reprimere la consapevolezza e il dissenso. Per tutto questo non smetterò mai di lottare perché mio figlio e tutti quelli che non hanno più voce abbiano giustizia, affinché gli assassini siano puniti in maniera esemplare e le condanne servano da monito a chi con superficialità si mette alla guida, a chi crede di farla franca davanti a crimini efferati, a chi usa la vita degli altri come un oggetto, a chi parla senza rispetto incurante delle persone e a chi è sordo alle necessità dei cittadini. Io lotto e continuerò a lottare per i cittadini dimenticati, i lavoratori sfruttati, per chi attende delle risposte istituzionali, perché i miei figli e i bambini che incontro nel mio lavoro che con i loro occhi chiedono attenzione e giustizia abbiano un futuro migliore. Lotto per i diritti di tutti, perché altre madri non piangano altri figli. Io sono la mamma di Davide Marasco vittima della strada e del lavoro, ucciso a Roma da un criminale, nella più completa indifferenza istituzionale”.

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi


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