Per non dimenticare Lorena Quaranta, uccisa dal fidanzato

Nella notte tra il 30 e il 31 marzo 2020 è stata uccisa in casa sua, in provincia di Messina, Lorena Quaranta, di 27 anni, dal convivente Antonio De Pace, un infermiere di 28 anni.

È lo stesso De Pace a chiamare i soccorsi verso le 8 del mattino e a rivelare ai carabinieri di avere avuto una forte lite con la compagna e di averla poi accoltellata, colpita con una lampada, presa a calci e pugni e infine strangolata. Aveva poi cercato di suicidarsi autoinfliggendosi delle lesioni. L’uomo viene portato in ospedale e, subito dopo, viene emesso nei suoi confronti un decreto di fermo. Durante l’interrogatorio De Pace confessa il delitto e, in preda a uno stato confusionale, sostiene di aver aggredito la compagna perché pensava che lei gli avesse trasmesso il coronavirus, cosa smentita dagli accertamenti sia su di lui che sul cadavere.

Secondo una prima ispezione medica la morte sarebbe avvenuta per soffocamento, confermando in parte la versione rilasciata dall’omicida.

I due convivevano da circa tre anni e frequentavano la facoltà di medicina di Messina. Nell’udienza di convalida del fermo il De Pace si avvale della facoltà di non rispondere e il giudice per le indagini preliminari dispone comunque la custodia cautelare in carcere in quanto l’uomo avrebbe agito seguendo i suoi impulsi criminali senza mostrare segni di pentimento. L’esame autoptico di luglio conferma sostanzialmente il primo risultato di morte per soffocamento ma non vengono trovate lesioni da arma da taglio contrariamente a quanto il De Pace aveva confessato in un primo momento, solo una ferita sul volto causata con alta probabilità da un oggetto contundente o da una ferita.

A fine settembre si chiudono le indagini e la Procura di Messina conferma il capo d'imputazione di omicidio volontario e aggiunge la premeditazione come aggravante. Infatti, vengono ritrovati dei messaggi in cui il De Pace comunicava ad alcuni familiari la volontà di trasferire ai nipoti tutti i suoi risparmi, cosa che secondo gli inquirenti proverebbe la premeditazione.

Nel mese di dicembre il De Pace viene rinviato a giudizio, il giudice respinge la richiesta di una perizia psichiatrica, secondo le testimonianze di amici e familiari l’uomo era un tipo tranquillo, certamente non ipocondriaco. La corte deciderà sul punto nella prossima udienza, fissata per il 16 giugno.

Per non dimenticare Lorena Quaranta.

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

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