Il sogno di Luca

Luca avanzò, lievemente stordito, verso l'uscita: il rumore quasi assordante provocato dalla moltitudine di persone che affollavano il centro commerciale e il caldo eccessivo, gli erano divenuti intollerabili e tutto il suo essere ricercava il fresco della sera che stava calando e più spazio attorno a sé. Si sentiva quasi mancare il respiro. Da quel che ricordava non s'era mai trovato a suo agio, quasi fosse fuori posto, tra la ressa che, in certi contesti, le persone formano; ciò non significava affatto che non gli piacesse stare con la gente; aveva, anzi, una modalità comunicativa improntata alla spontaneità e alla fiducia negli altri che lo predisponeva ad un sincero interesse verso il prossimo, ma questo in determinate situazioni e non certo tra la folla chiassosa e frettolosa di un ipermercato ormai prossimo alla chiusura. Appena fuori, il suo sguardo s'alzò verso la volta celeste, punteggiata di stelle, e i suoi polmoni respirarono avidamente l'aria pungente della sera. Si sentì subito meglio e si predispose a tornare a casa, dove nessuno lo aspettava; non era sempre stato così e manteneva vivo, nel ricordo, il sentimento grande dello scorrere degli innumerevoli anni in cui aveva condiviso l'abitazione, ma soprattutto la vita, con un'altra persona: la sua perla preziosa, il tesoro trovato là, dove finisce l'arcobaleno. Poi, la complessità dell'animo umano può portare a drastici cambiamenti quando non si riesce più (o non si vuole) rapportarsi con semplicità ed allora tutto diventa ingarbugliato, producendo un malessere che porta ad allontanarsi l'uno dall'altro. E così era stato anche per Luca. Ripensando a quel sentimento, raro, lo paragonò ad una rosa, rossa e delicata, la quale, se cessi di averne cura (di darle acqua e nutrimento) rinuncia alla vita: e, in effetti, la realtà di quegli anni condivisi, aveva, a poco a poco, intrapreso, quella direzione..... inevitabile? Chissà!!!!
Cercò di distogliersi da tali pensieri, accelerando il passo anche se non lo entusiasmava di certo rientrare in una casa vuota: prepararsi la cena, sedersi sul divano a mangiare, seguendo le notizie del telegiornale. Tutte le sere lo stesso copione: solo con se stesso e gli innumerevoli, indimenticabili ricordi di un lungo passato.

Improvvisamente un vecchio, che camminava a fatica, lo urtò: entrambi si fermarono, scusandosi reciprocamente. Luca notò subito la dolcezza di quella voce. Pareva contenere una sorta di musicalità, quasi struggente, ed egli, con la spontaneità che lo contraddistingueva, chiese al vecchio: “Le va di entrare in quel bar a fare quattro chiacchiere?”. L'uomo, con i suoi acquosi occhi azzurri, lo guardò con malcelata gratitudine e rispose: “Volentieri! A casa non mi aspetta nessuno”. Trascorsero così un paio d'ore, o forse più, in cui Luca si ritrovò, soprattutto, attento ascoltatore anche perché al vecchio era bastata un'occhiata per rendersi conto del disagio che, quell'uomo ancora giovane, stava vivendo, ritenendo quindi di poter essergli d'aiuto narrandogli episodi della sua, ormai, lunga vita.

Era ormai notte inoltrata, si salutarono con un abbraccio ed ognuno s'avviò verso casa sua. Luca, quella stessa notte, fece un sogno, destinato ad incidere per sempre sulle corde della sua anima e non solo. "Luca aveva le sembianze di una rosa bianca, ancora un bocciolo, cresciuta in un grande giardino di rose di ogni colore. Si sentiva un po’ smarrito in quella vasta distesa di fragranze e di profumi quando, dalla sua sinistra, gli giunse la voce di una splendida rosa rossa: “Ehi, ti ricordi di me? Ti ho messo al mondo, ti ho allevato poi, troppo presto, me ne sono andata. Ora ascoltami, molto attentamente. La Vita può essere simile a questo giardino di rose ma..... ogni rosa ha la sua spina ed occorre accettarlo. Bisogna imparare a convivere con le spine che incontriamo lungo il nostro percorso. Ora, ragazzo mio, ti si presenta "una rosa di possibilità", restare immobile nel tuo malessere oppure operare dei cambiamenti che faranno sbocciare la tua esistenza. Come una rosa. Dipende, soprattutto, da te”. Luca, si svegliò bruscamente, madido di sudore, da quell'insolito sogno e si rese conto che quella splendida rosa rossa impersonava la creatura che l'aveva messo al mondo: sua madre.

Affrontò con calma quei primi momenti del mattino, e poi uscì di casa, con la necessità di riflettere. Si avviò verso i campi prossimi alla sua abitazione e, a ridosso di un cespuglio, s'accorse di una rosa gialla screziata di rosso: una rosa Tea. Si fermò ad ammirarla, a respirarne il piacevole profumo finché due bambini, attorno ai dieci anni, incuriositi, si fermarono con le loro biciclette accanto a lui e gli chiesero:“Scusa, puoi dirci una cosa? Cosa ci fai, immobile, davanti a quella rosa?”. Luca rispose: “Sapete, piccoli, ho capito ora una cosa importante e desidero dirvela. La nostra vita, la vita di tutti, è un dono prezioso e noi, con le nostre scelte e i nostri comportamenti, possiamo averne cura, nutrirla, alimentarla per far sì che assuma le parvenze di questa stupenda rosa. Dipende, soprattutto, da noi”. I bambini, che tutto capiscono, annuirono sorridenti. E Luca s'avviò verso il suo futuro col cuore e la mente ricchi di possibilità e di nuove opportunità.

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi


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