Per non dimenticare Zdenka, torturata e uccisa davanti alle figlie

La sera del 15 febbraio 2020, Zdenka Krejcikova, 41 anni di origine ceca, è stata accoltellata da Francesco Baingio Douglas Fadda, soprannominato “Big Jim”, suo ex compagno, di 45 anni, già conosciuto dalle forze dell’ordine per truffa e droga.

La donna aveva due figlie gemelle di undici anni, nate da una precedente relazione, che erano presenti durante l’aggressione. Zdenka aveva già subito maltrattamenti dal Fadda in passato e lo aveva denunciato, tanto che nei confronti dell’uomo era stato emesso un divieto di avvicinamento. Il giorno prima dell’omicidio si era tenuta in tribunale una nuova udienza del processo a suo carico per maltrattamenti ma lei, però, lo aveva difeso testimoniando di non subire più violenze.

In realtà, quel pomeriggio il Fadda l’aveva già importunata e lei aveva chiamato i Carabinieri i quali, giunti a casa sua, avevano intimato per telefono all’uomo di allontanarsi. Andati via, però, il Fadda si presenta di nuovo nell’appartamento della ex compagna.

L’aggressione, con un coltello da cucina, avviene in un bar di Sorsi, dove Zdenka si rifugia con le bambine per sfuggire alla violenza di lui. Dal referto esce fuori che la vittima in realtà, prima di essere accoltellata, era stata riempita di calci e pugni. La lesione del coltello, tuttavia, non era letale e se fosse stata soccorsa in tempo probabilmente si sarebbe salvata. Invece lui la carica in macchina insieme alle gemelle e le fa vivere quaranta minuti di agonia, tutto il tragitto da Sorso a Ossi, dove l’abbandona nell’abitazione di un conoscente e poi fugge con le bambine. La sua auto viene intercettata solo il mattino seguente, avviene un inseguimento e poi la fuga terminata nel parcheggio di un centro commerciale di Sassari dove l’uomo aveva lasciato l’auto e aveva provato a scappare a piedi. Le bambine, terrorizzate, vengono immediatamente messe in sicurezza e, successivamente, affidate a una struttura protetta.

Durante l’interrogatorio il Fadda si difende sostenendo che in realtà sarebbe stata Zdenka ad avere il coltello e a colpirlo alle gambe, una versione che però non trova testimonianze. L’esame autoptico stabilisce il decesso per asfissia. Le coltellate avevano prodotto un collasso polmonare, provocando un’emorragia interna che ha soffocato la donna con il suo stesso sangue.

Durante l’udienza di convalida del fermo l’uomo si scusa con la famiglia confessando il delitto, precisando che però non era sua intenzione farlo. Dice di non averla portata al Pronto Soccorso per paura di essere arrestato e quindi si era diretto alla guardia medica di Ossi, ma dato che l’aveva travata chiusa aveva lasciato Zdenka in casa di un conoscente ed era scappato.

Il giudice per le indagini preliminari convalida il fermo disponendo la custodia cautelare in carcere per omicidio volontario, aggravato da premeditazione e dalla relazione affettiva.

Nei suoi confronti sono contestati anche i reati di tortura, sequestro di persona, porto di arma e resistenza a pubblico ufficiale. E’ stata respinta la richiesta del suo difensore di eseguire il procedimento in rito abbreviato.

In un’udienza del marzo 2021 il pubblico ministero, dato che il Fadda aveva costretto le due gemelle ad assistere all’accoltellamento e all’agonia della loro mamma e poi le aveva trascinate in auto per un’intera notte di fuga, ha revisionato il capo d’imputazione di tortura ascritto all’uomo, specificando le gravi lesioni psicologiche e fisiche subite dalle bambine.

Per non dimenticare Zdenka Krejcikova.

 

Articolo a cura di Elisa Stefania Tropea

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