Martedì, 09 Marzo 2021 10:49

"Vogliamo chiarezza sulla morte di nostro figlio"

Siamo a Salerno. Lui è Vittorio Senatore, il 16enne che il 15 settembre 2019 perse la vita a causa di un incidente stradale avvenuto in via Benedetto Croce tra Salerno e Vietri sul Mare.

La dinamica del sinistro e la ricostruzione dei fatti sono avvolti, ancora oggi, nel mistero.

Sin dai primi giorni, dopo il tragico evento, le molte zone d’ombra emerse nella ricostruzione dell’incidente spingevano i genitori della giovane vittima ad attivarsi al fine di reperire tutte le notizie e informazioni utili ai fini di verità, conferendo anche incarico ai propri consulenti tecnici – medico legali e tecnici per la ricostruzione del sinistro – al fine di avere pareri scientifici che potessero far luce sulla dinamica dell’incidente, su chi conducesse il motorino, su eventuali concause idonee a determinare il decesso e sulle cause che determinarono la morte del giovane Vittorio.

“In particolare – si legge nella nota inviata alla redazione - i risultati dell’esame necroscopico, le evidenti incongruenze nei racconti degli amici di Vittorio, presenti in buon numero al momento del sinistro, perché rientranti da Salerno, ed il loro atteggiamento, sin da subito omertoso e da più parti segnalato, così come la testimonianza di alcuni presenti al momento dei fatti, hanno orientato i genitori di Vittorio a ritenere che ci sia un evidente margine di incertezza in ordine alla circostanza che fosse proprio il figlio alla guida del motociclo, così come appare poco probabile, alla luce delle osservazioni che seguono, ritenere che l’esito mortale sia dipeso dalla caduta o dall’impatto con il marciapiede, piuttosto che dal sormontamento della vittima ad opera di altro motoveicolo sopraggiunto”.

“Per tali ragioni – prosegue la nota - i genitori di Vittorio Senatore, nel chiedere agli inquirenti un attento e pregnante controllo sulla dinamica dell’incidente, depositavano le trascrizioni di file audio della conversazione intervenuta con un teste oculare che abita proprio nella zona teatro del sinistro ed alcuni messaggi whatsapp estrapolati dal gruppo degli amici di Vittorio che sorreggevano i dubbi e le perplessità sul fatto. Nelle more di tali adempimenti i consulenti tecnici della famiglia di Vittorio depositavo le proprie relazioni, ed in particolare dalla relazione del consulente medico legale emergeva l’evidenza che la causa del decesso non potesse essere attribuita alla collisione con il suolo e il marciapiede”.

Nonostante questi elementi di prova, in data 14 luglio 2020 il PM presso il Tribunale di Salerno depositava una richiesta di archiviazione del procedimento iscritto a carico di ignoti, rilevando, a sostegno del proprio convincimento, che la velocità del motociclo su cui viaggiava Vittorio fosse superiore ai limiti di velocità per i centri urbani e che i traumi riportati dalla vittima non fossero compatibili con l’ipotesi di schiacciamento e/o sormontamento da parte di un altro veicolo.

Secondo gli agenti di P.G. intervenuti sul posto: “i danni rilevati sul veicolo erano di lieve entità e quindi si esclude a parere dello scrivente una velocità eccessiva al momento dell’impatto”. L’avvocato Agostino Allegro, che rappresenta i familiari del giovane Vittorio, ha presentato, quindi, al gip Pacifico nell’udienza camerale che si è tenuta il mese scorso (il giudice non ha ancora sciolto la riserva), un’articolata opposizione alla richiesta di archiviazione con espressa istanza di prosecuzione delle indagini. In 14 pagine si fa riferimento, tra l’altro, all’atteggiamento “ambiguo e non collaborativo degli amici del 16enne deceduto” e ad una testimone che ha dichiarato che “Vittorio stava dietro ad un motorino al momento dell’incidente e quindi come trasportato e non come conducente”, fatto provato anche da un messaggio whatsapp intercettato tra i giovani e rivolto ad un amico di Vittorio presente sul luogo dell’incidente: “Tu non ti potrai mai ricordare per com stiv curren che vuo capì”. Inoltre, anche l’esame esterno sul corpo del giovane sembra non essere stato corredato da foto che documentassero le lesioni descritte né dagli abiti indossati dalla vittima, che potevano essere utili a “verificare la sussistenza di lacerazioni o impronte riconducibili all’evento”. Questi abiti, poi, non sarebbero mai stati esaminati né riconsegnati alla famiglia, andando dispersi dopo i soccorsi.

In attesa che il gip Giovanna Pacifico del Tribunale di Salerno sciolga la riserva sull’opposizione alla richiesta di archiviazione del procedimento iscritto a carico di ignoti e formulata dal sostituto procuratore Mafalda Cioncada, Monica e Domenico, la mamma e il papà di Vittorio, ancora non si spiegano la dinamica e la ricostruzione dei fatti e lanciano un appello: “Vogliamo chiarezza sulla morte di nostro figlio”.

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

 

 

 

Console Debug Joomla!

Sessione

Informazioni profilo

Utilizzo memoria

Query Database