Mercoledì, 27 Gennaio 2021 17:07

Victoria, morta per non far rumore

Nonostante i maltrattamenti subiti, non aveva mai denunciato il marito, pensando di riuscire a gestire la situazione da sola e di lasciarlo magari passata l’emergenza Covid.

Victoria Osagie, 35 anni, nigeriana, madre di tre bambini di 9, 6 e 2 anni, da otto anni in Italia, è stata uccisa a coltellate, in provincia di Venezia dal coniuge Moses Ewere Osagie, suo connazionale, con una ferocia inaudita, sotto gli occhi dei figli il 16 gennaio scorso. Nemmeno l’intervento di due uomini, che in quel momento si trovavano in casa, è valso a fermarlo.

Da mesi era vittima di botte e violenze ripetute ma non ha mai denunciato, pensando forse di gestire da sola la situazione, oppure non era abbastanza informata sul protocollo del Codice Rosso? Un altro femminicidio che forse poteva essere evitato, se la donna si fosse rivolta alle forze dell’ordine e avesse denunciato?

Questo caso pone ancora una volta il problema di donne che non denunciano partner violenti per vergogna, per paura di non essere credute, o per mancanza di informazioni corrette, specie per quanto riguarda donne migranti che, spesso, non conoscono bene la lingua, non si fidano o sono in difficoltà a raccontare fatti che ritengono inerenti al nucleo familiare.

Denunciare una violenza è sempre difficile da parte delle donne, perché è la struttura familiare ad essere messa in discussione, insieme a condizionamenti culturali radicati che la considerano ancora come un fatto privato e non una comunità sociale. E questo vale per tutte, al di là delle diversità culturali e linguistiche. La violenza sulle donne non ha né confini né nazionalità.

 

Articolo a cura di Emerita Cretella

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