''Essere donna incatenata''

''La Storia'' di Elsa Morante, oggi come ieri, può aiutare "ancora e ancora" a capire. Chi non l'avesse letta, ascolti il mio consiglio: "Lo faccia!". Questo suo lavoro rappresenta un'opera letteraria di un livello altissimo, in grado di arricchire la conoscenza della nostra storia. La narrazione parte dal primo dopoguerra e giunge fino alla seconda metà del 1900. L'occhio femminile indaga e coglie, non solo i fatti accaduti, ma anche le vite e le esperienze della gente comune, donne e uomini con i propri segreti e le proprie paure. Sfogliando quest’opera oggi, vi propongo alcuni passi di una pagina che per me dipinge un'immagine molto bella, oltre che attuale, dell'"Essere Donna culturalmente incatenata". Elsa Morante descrive in maniera encomiabile, una delle tante Donne di “allora”, una donna annichilita, annientata e svuotata "per" e "a" se stessa.

Accade che un giorno leggi la notizia di un fatto avvenuto "qui ed ora" e ti tornano in mente parole e frasi di una pagina di un libro. Questo è quello che mi è successo ieri con "La Storia" di Elsa Morante. Sì, una come me, ogni tanto sente la necessità di rileggere per se stessa, per cercare di capire ciò che forse non vorrebbe neanche comprendere. Oggi, mi piacerebbe leggere ad altre donne e ad altri attori di questo tempo, quelle stesse righe, per continuare a riflettere e a comprendere insieme, perché capire e avviare la risoluzione "da soli", si sa, non solo è presuntuoso ma è anche impossibile. Quelli che riporto, sono parole e periodi che, anche in tante altre donne come me, potrebbero sollecitare rinvii e sovrapposizioni su questo contraddittorio del nostro "Oggi". Parole e righe attuali, per trovare "ancora e ancora" aiuto, per "intendere, smontare e vincere", in un domani non troppo lontano.

Lo definisco un substrato arcaico, un pauroso "nodo" inconscio, antico quanto la presenza di esseri umani sulla Terra. Un nodo che sono convinta celi e racchiuda il "nucleo belluino", il "monstrum" che sta annidato "ancora e ancora", in certi padri, "ancora e ancora" in certe Donne, madri-matrigne (ricordiamo sempre che il compito di perpetrare il modello di femmineo, il femminile, quello voluto dal "maschio", era consegnato da quello stesso alle Donne, alle anziane della casa). Sì, anche oggi riaffiora qua e là dall' inconscio, la "memoria collettiva latente". Il mostruoso che risulta come aver fissato "il dolore quale dimensione quasi ineludibile dell'essere Donna socialmente riconosciuta, in quanto creatura determinata, appiattita sull' essere come voleva la società maschile del suo Tempo". Una condizione ancestrale, annidata nell'esser maschio, che è stata vinta e viene vinta realmente, solo se i maschi sono stati resi consapevoli e si sono fatti soprattutto consapevoli, dell'identità maschile che in secoli di storia era stata codificata quale identità maschile. Sì, i maschi devono combattere e rimuovere una parte della loro ancestrale identità! Il "Monstrum" sta annidato in certi mariti e compagni, troppo spesso “attualissimi moderni maschi, integrati e attivi cittadini che si muovono sicuri anche nelle moderne democrazie!”

Il richiamo a leggere il testo di Elsa Morante è avvenuto dopo essere venuta a conoscenza di un “fatto annichilente”, riguardante una ragazza “violata dalla madre e dal compagno di lei, quest’ultimo un maschio che forse quella povera creatura aveva potuto pensare come figura paterna”. Ditemi se non ci vedete la stessa volontà di “svuotamento di valore e annichilimento della figura”, ritratta da Elsa Morante: "Tutto il resto del mondo era un'insicurezza minatoria per lei, che senza saperlo era fissa con la sua radice in chissà quale preistoria tribale. E nei suoi grandi occhi a mandorla scuri c'era una dolcezza passiva, di una barbarie profondissima e incurabile, che somigliava a una precognizione. Precognizione, invero, non è la parola più adatta, perché la conoscenza ne era esclusa. piuttosto, la stranezza di quegli occhi ricordava l'idiozia misteriosa degli animali, i quali non con la mente, ma con un senso dei loro corpi vulnerabili, ''sanno'' il passato e il futuro di ogni destino, chiamerei quel senso, che in loro è comune, e confuso negli altri sensi corporei...".

Articolo a cura di Fiorella Rossi

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