Mercoledì, 20 Gennaio 2021 16:10

L'ultimo saluto di una mamma

Lei è Clarissa (nome di fantasia) e questa è la sua storia.
"Non vorrei essere qui, ma ho bisogno di parlare di quello che mi è accaduto. Ci sono giorni in cui i ricordi mi assalgono e non posso fare a meno di piangere, di disperarmi, di interrogarmi sul perché sia successo. Quando porti per nove mesi i tuoi figli in grembo, li vedi crescere, li ami più della tua stessa vita e ti vengono tolti, strappati dalle mani, è difficile andare avanti.
Vi domanderete: cosa è successo a questa mamma? Perché i suoi piccoli non sono con lei? Ora proverò a raccontarlo.
Io ero in una comunità di accoglienza per madri e minori, dicevano che era una delle migliori. Ero lì per tutelare me stessa e, soprattutto, i miei figli. Non mi soffermo a parlare di ciò che mi è stato fatto dall'uomo che diceva di amarmi, il principe azzurro esiste solo nelle favole ed io conobbi un orco, che usò ogni tipo di violenza nei miei confronti. L'unica cosa buona della nostra relazione, fu la nascita dei miei figli, due bambini meravigliosi.
Nel 2011, decisi di lasciarlo, finii in una comunità di accoglienza per madri e minori, rimasi per due anni con i miei figli, poi le nostre strade si sono divise per sempre, perché ero caduta in una brutta depressione. Come poteva essere il contrario, quando una assistente sociale, affiancata da una psicologa, ti ripete quasi giornalmente "devi salutare i tuoi figli e devi accompagnarli dicendo che sarebbero andati in un bel posto"?
Io non ci riuscivo, avevo il magone allo stomaco ogni due minuti, mi nascondevo in bagno per evitare che i miei figli vedessero la madre in quelle condizioni. Eppure apparentemente era un bel posto, con tanti bambini e mamme che giocavano. L' unica triste ero io, nel vedere i miei bimbi e sapere che quello sarebbe stato l'ultimo giorno che li avrei visti e abbracciati. Era arrivata l'ora, il ricordo di quel momento è impresso nella mia mente, avevo mio figlio tra le braccia, addormentato, dovevo cambiarlo, non ho potuto, il mio bambino mi venne strappato dalle braccia, mia figlia, invece, mentre veniva messa nel seggiolino, allungava la mano, piangendo e dicendo "mamma vieni con noi". Io ero fuori dall'automobile, le lacrime uscivano senza che io le potessi fermare, il motore si accese, i miei figli si allontanarono da me per sempre. Fu in quel preciso momento che crollai a terra, le mie ginocchia non riuscivano a sorreggermi, quello è stato l'ultimo giorno che ho visto i miei figli. Sono passati sei lunghi anni e non so più nulla su di loro. Non c'è giorno che non pensi ai miei bambini e, nonostante tutto, ringrazio Dio di avermeli donati, anche se ora non sono più con me.
Vorrei rivedere i miei bambini. Chiedo Giustizia per tutto ciò che mi è stato fatto".
 
Articolo a cura di Lucia Ottavi

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