Coronavirus: vaccino si o no?

Nell’ultimo mese, quando il virus Sars-Cov 2 ha mollato la presa sul mio corpo e animo e ho recuperato la capacità di relazionarmi con gli altri attraverso i social network, visto che l’isolamento nel quale ero costretto dalla malattia, mi sono trovato a duellare più e più volte con un gruppo eterogeneo di persone che esprimevano la loro riluttanza a vaccinarsi contro il Covid 19.  Ciò che mi ha più meravigliato sono state le motivazioni espresse, pure da gente di buon livello culturale, relative alle “informazioni e rassicurazioni” che il Governo avrebbe dovuto fornire per permettere una scelta consapevole se vaccinarsi o meno. Motivo principale della diffidenza la liberatoria che viene chiesto di firmare prima della somministrazione. Cerchiamo di andare con ordine e ragionare sui punti controversi sopra esposti, ma evidentemente occorre fare una premessa a mio avviso imprescindibile: non stiamo parlando se sottoporsi o meno ad una vaccinazione anti-influenzale come quella che ci viene suggerita ogni anno, ma della vaccinazione che potrebbe permetterci di debellare la pandemia che ci tiene sotto il giogo da oltre un anno, ci ha sconvolto la vita, continua a fare decine di migliaia di morti al giorno nel mondo e circa 500 nel nostro Paese, della quale ci lamentiamo continuamente per i danni, anche materiali, che sta determinando nella vita di ognuno di noi. Di fronte a questo scempio, molti alzano il ditino virtuale ed obiettano che il vaccino non è stato sufficientemente sperimentato, chissà cosa ci nascondono perciò fanno firmare la liberatoria, non per egoismo ma si vaccinassero prima loro e via continuando. Allora diciamocelo una volta per tutte così nessuno potrà dire “Ah ma io non lo sapevo!”: QUESTA MALATTIA NON HA ANCORA OGGI UNA TERAPIA CERTA! Tutti i trattamenti fin qui utilizzati nel mondo, in ospedale come sul Territorio, sono empirici e gli effetti estremamente variabili da soggetto a soggetto perché, molto verosimilmente, legati in modo indissolubile allo stato immunologico del paziente e le varie fasi della malattia nelle quali un farmaco può avere una sua efficacia, nel giro di qualche ora può variare rendendolo inefficace. Quindi l’alternativa al non vaccinarsi tutti è di continuare la vita attuale, con le limitazioni che tutti detestiamo, per un tempo indefinito. Ciò che a mio avviso dobbiamo sapere è che tutti i vaccini che ci sono stati proposti e messi in commercio sono stati tutti testati secondo i classici livelli di sperimentazione per immettere un farmaco in commercio, compreso la sperimentazione su volontari sani per verificare le eventuali reazioni indesiderate, su almeno 50 mila persone; le migliori menti della Ricerca mondiale sono stati coinvolti in queste ricerche; non viene inoculato alcun virus attenuato come negli altri vaccini ma solo frammenti proteici di mRNA che servono ad attivare i meccanismi della risposta immunologica anticorpale e la sua memoria nel tempo (cfr. siti Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e AIFA). Anzi questo è effettivamente un punto chiave sul quale ragionare, ad oggi i soggetti che come me si sono ammalati e sono sopravvissuti, non sanno quanto durerà nel tempo la loro immunità e quindi se correranno il rischio di riammalarsi. Nessuno lo sa e lo può prevedere perché questa è una malattia con solo poco più di un anno di storia e tuttora working in progress. Credete che se all’epoca della famosa pandemia di “Spagnola” che fece 20 milioni di morti, ci fosse stato un vaccino disponibile e meno Facebook, la gente avrebbe rinunciato a vaccinarsi, o tante malattie una volta endemiche e mortali che i vaccini, sicuramente meno sperimentati di questi hanno debellato, sarebbero stati rifiutati con tanta leggerezza? Io credo che uno dei mali peggiori di questo secolo sia il cattivo e deleterio uso dei social media che, per dirla con le parole di Umberto Eco, “hanno dato voce a legioni di imbecilli” equiparando la credibilità di uno scienziato a quella dell’“uomo qualunque” su argomenti dove il conoscere ciò di cui si sta parlando è fondamentale.

Non è che anche gli scienziati non facciano i loro bravi danni, specie quando a guidarli sia la bramosia di danaro o di visibilità, se pensiamo a recenti esempi che hanno disorientato l’opinione pubblica! Esempio ne è la storia che lega autismo e vaccino antirosolia-morbillo-parotite, uno dei capisaldi per la protezione sin dall’infanzia di queste malattie potenzialmente mortali e invalidanti, messa in giro nel 1998 da un medico inglese pubblicando su una rivista scientifica molto accreditata, un lavoro che associava quella patologia a casi di autismo. Ciò ebbe un immediato impatto sulla comunità scientifica che ne fu disorientata e di riflesso sulla popolazione e ci vollero dodici anni perché questa notizia fosse smentita dalle ricerche successive, la rivista ritirasse l’articolo con tante scuse ed il medico radiato dall’Ordine, perché si seppe che aveva messo in giro questa falsa notizia perché stava brevettando un suo vaccino analogo e voleva mettere fuori gioco la concorrenza (cfr. https://www.epicentro.iss.it/vaccini/autismo). Ma il danno era fatto e in quei dieci anni si assistette ad un drastico calo delle vaccinazioni. Su chi ricade la responsabilità delle vittime che in quegli anni, e se vogliamo tuttora, sta facendo quella falsa notizia?

Detto ciò io appena potrò mi vaccinerò senza se e senza ma…

 

Articolo a cura del Dr. Marco Ingrosso, Direttore UOSD Anestesia e Rianimazione Ospedale Covid-19 - Scafati

 

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