Venerdì, 08 Gennaio 2021 21:03

Le Donne e la guerra

Donne come bottino di guerra, vendute, merce di scambio. Corpi offesi, usati, occultati dietro una polvere nera di macerie e indifferenza per coprire l’umiliazione e il dolore di donne trattate come carne da macello. Una violenza che si perpetua da sempre e non conosce confini geografici e nazionalità, un rito tribale da consumarsi sul corpo delle donne che diviene luogo di potere maschile che ne rivendica la proprietà ed il controllo. Corpi violati, commercializzati, smembrati, usati come merce di scambio con la benedizione di concezioni filosofiche e religiose che hanno formulato teorie e dogmi per inferiorizzare, demonizzare il femminile in modo da far credere naturali abusi e persecuzioni.

Nella Mitologia greca lo stupro di Dee, Ninfe e Donne mortali da parte di Dei maschi è descritto e quasi celebrato come atto legittimo e non come una violenza. Nei sistemi religiosi come il Judaismo, il Cristianesimo e l’Islam, che si sono formati da sostrato biblico, domina un dio padre unico fautore della creazione e questo ha contribuito a giustificare e legittimare, lungo la storia dell’umanità, la supremazia dell’uomo nella famiglia e nella società.

Le religioni monoteiste, dunque, ci appaiono senza un principio femminile che può richiamare ad una sua origine divina, nonostante che nelle varie teologie si tenga a sottolineare che Dio è innominabile, inconoscibile, e senza una connotazione sessuale. La realtà i messaggi che sono stati trasmessi attraverso i culti e le preghiere tutt’altri, compreso il dilemma, sull’esistenza o meno, dell’anima nelle donne. Quindi diventa giustificabile e “naturale” correggere, sottomettere, possedere, perseguitare e anche uccidere un essere imperfetto da chi e stato fatto a immagine e somiglianza di Dio.

Ancora oggi, nonostante il progresso e la modernità, continuano a persistere forme di dominio nelle strutture profonde sociali e cognitive che condizionano ancora la vita e la libertà delle donne. Per questo è necessario prendere coscienza delle proprie radici femminili e scrivere “un’altra Storia”: la nostra.

 

Articolo a cura di Emerita Cretella

 

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