Lunedì, 28 Dicembre 2020 11:47

Stupro e attenuanti

Da alcuni miei articoli precedenti sorge un'unica domanda.

Perché?

Perché si fa di tutto per trovare attenuanti, giustificazioni, sconti di pena con motivazioni potrei dire ridicole se non fosse per la loro tragicità? Perché si fa e si dice di tutto per scaricare la colpa sulle vittime?

Per chi non avesse letto tali articoli propongo alcune sentenze palesemente di parte:

Febbraio 2006: imputato (40 anni) assolto perché la ragazza (14) non era vergine.

Aprile 2006: riduzione di pena se l'ambiente nel quale viene commesso il reato è degradato, anche se la vittima è minorenne.

Maggio 2006: riduzione di pena perché commesso sulla moglie.

Febbraio 2007: la cassazione non riconosce l'aggravante perché la vittima è "soltanto" la convivente.

2008: sei ragazzi vengono assolti perché secondo i giudici la ragazza avrebbe denunciato il rapporto sessuale "per rimuovere un suo discutibile momento di debolezza e fragilità".

Ottobre 2012: sconto di pena concesso a chi "non abbia partecipato a indurre la vittima a soggiacere alle richieste sessuali del gruppo, ma si è semplicemente limitato a consumare l'atto”.

Ma torniamo alla domanda: perché?

Oltre a subire l'oltraggio e la mortificazione di sentenze di tal genere una donna che denuncia viene sottoposta a interrogatori, visite mediche, processo, quando non c'è un video che avvocati e giudici guardano, giudicando poi il comportamento della vittima durante la violenza. Una tremenda ulteriore mortificazione. Tutto serve a indurre a non sporgere denuncia, a far tacere le donne, a metterle in un angolo oscuro e non dare disturbo. Serve a isolare e rendere nulla, senziente, obbediente e silente un'intera fetta di popolazione, e si sa che tenere un popolo, o una parte di esso, sotto scacco, lascia maggiore libertà di azione alla classe dirigente, a chi detiene o tenta di detenere il potere. Quando poi una parte di detta fetta di popolazione si allinea a tale comportamento e giudica, mortifica, colpevolizza quella che dovrebbe essere una compagna, una sorella comunque qualcuno con cui invece dovrebbe sentire affinità, anche solo per appartenenza di genere, allora il gioco è fatto.

Noi donne permettiamo che ci dividano, combattiamo spesso fra di noi per accaparrarci infine la stima dell’orco, quando il bene di tutte noi sarebbe l’unione, la comprensione, la solidarietà. A fronte di molte denunce sono certa vi siano molte più donne "silenti e nascoste". Hanno paura, non hanno fiducia nelle istituzioni e nemmeno nella comprensione del prossimo. Si può biasimarle?

Rispettando e comprendendo la loro scelta, non si può non avere un pensiero per loro. Diventiamo il loro dolore, diventiamo la loro voce. Il fatto che non denuncino è più che comprensibile, ma non per questo debbono essere ignorate dall'intero sistema.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

 

 

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