Tu sei pazza!

Quante volte le donne quand'anche non siano vittime di violenza fisica, si sono sentite dire, violentemente, durante un litigio o anche solo una discussione: "Tu sei pazza".

In tempi non troppo lontani bastava essere semplicemente di parere contrario, e molte donne che si discostavano dall'ideale di femmina o davano segni di non accettare "la loro condizione biologica" venivano rinchiuse nei manicomi, mentre oggi vengono rinchiuse in un andito di solitudine, mortificazione e disprezzo. Marito, famiglia di origine o acquisita in molti casi fanno cerchio a erigere i muri dei manicomi che non esistono più, intorno alla "folle" da tenere a bada.

Fino a non molto tempo fa, si pensi che ancora nel 1968 una donna poteva essere rinchiusa in una di quelle strutture anche solo per un adulterio, erano molte, troppe le donne tacciate di follia. I termini più utilizzati in campo psichiatrico erano: lasciva, impertinente, loquace, euforica e persino piacente o smorfiosa. Tanto bastava per essere rinchiuse. Persino se una donna veniva trovata per strada in stato confusionale per avere appena subito uno stupro finiva rinchiusa e catalogata come "pazza".

Lo scopo dei manicomi era principalmente quello di liberare la società dagli errori della natura umana. E questi errori potevano essere anche la ribellione alla violenza del marito, il quale aveva anche vita facile, nel caso volesse liberarsi della moglie per godersi al meglio l'amante; oppure il desiderio di fare la pittrice, la scultrice, o quello di non essere moglie, di non essere madre, di essere se stesse.

Questa intenzione si rafforzò notevolmente in epoca fascista durante la quale si mirava fortemente al mantenimento della perfetta morale famigliare, in senso ovviamente patriarcale.

Ma siamo sicuri che oggi non sia più così? Siamo certi che quando oggi, e accade più spesso di quanto si pensi, un uomo urla alla compagna "tu sei pazza", non cerchi quell'antico potere che aveva un tempo sulla donna? Oppure desideri rinchiuderla in quel manicomio fatto di mura invisibili, issate da quella cerchia di amici e parenti che si sono lasciati convincere, davvero troppo facilmente e forse per chi sa quale tornaconto, a pensare che sì: "Tu sei pazza!"

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

 

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