Sgozza la moglie e si suicida. Voleva decapitarla.

Siamo nel borgo di Novilara, zona collinare di Pesaro. Ieri, nel primo pomeriggio, un uomo di 44 anni di origini marocchine, Mourad Chouaye, ha ucciso la moglie, Simona Porceddu, una donna sarda di 41 anni.

Simona è stata sgozzata, l’omicida, molto probabilmente, ha utilizzato diversi coltelli e una volta accertata la morte della moglie, si è gettato nel vuoto dalle mura di Novilara, ma non è morto sul colpo, è deceduto successivamente in ospedale.

Subito dopo l’accaduto, i carabinieri si sono diretti a casa della donna, per avvisarla. E’ stato allora che hanno scoperto il cadavere di Simona. I figli della coppia, di 7 e 13 anni, al momento del tragico avvenimento si trovavano a scuola.

La donna aveva già subìto un’aggressione da parte del marito, con prognosi di 8/10 giorni. Il fatto era avvenuto in regime di detenzione domiciliare. Di conseguenza, il giudice aveva ordinato la carcerazione immediata di Mourad. L’omicida è uscito dal carcere il 26 novembre 2020, anziché il 10 gennaio 2021, con divieto di avvicinamento alla casa della moglie. L’uomo continuava, però, ad andare in via Sant’Egidio, anche se i controlli abitudinari delle forze dell’ordine non hanno mai portato alla scoperta di Mourad, che era molto abile a nascondersi.

L’omicida stava preparando la sua vendetta contro quella donna che aveva osato sfidarlo, facendogli aprire le porte del carcere. Purtroppo, è riuscito nel suo intento. Secondo una prima ricostruzione dei fatti, sono apparsi evidenti due elementi: la donna non ha tentato di reagire all’aggressione e l’omicida voleva decapitarla.

Posso solo immaginare il terrore provato da Simona in quei terribili momenti. Posso solo immaginare il pensiero rivolto ai suoi piccoli, ora orfani. Posso solo immaginare la solitudine, la paura provata da una donna che ha tentato di fare ciò che era giusto, denunciare, per poi essere abbandonata a se stessa. Mi chiedo: “Se quest’uomo avesse indossato il braccialetto elettronico, che avrebbe permesso alle forze dell’ordine di non essere presi in giro sui suoi spostamenti, tutto sarebbe stato diverso? Quei bambini avrebbero avuto ancora la loro mamma vicina?”. Credo che la risposta a questa domanda potrebbe essere affermativa.

Una cosa è certa, però, Simona è l’ennesima vittima di un sistema incapace di difendere le donne ed i bambini.

 

Articolo a cura di Lucia Ottavi

 

 

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