Covid-19: ''Papà morto solo e senza un funerale''

''Non si può morire così. Non è dignitoso per un essere umano. Pensare che papà sia stato avvolto da un lenzuolo bianco e poi messo in un sacco di liuta, toglie il respiro''.

Dramma di morti in solitudine, per chi lascia questo mondo e per chi si trova a sopravvivere all'angoscia del dolore.

Un calvario che si perpetra silente, tra angoscia e disperazione attaccato ad un telefono per avere notizie del tuo caro ricoverato in terapia intensiva.

Ogni telefonata che ricevi, il cuore sussulta, temi ricevere telefonate infauste che possano cambiare per sempre la tua vita.

Rabbia unita a disperazione.  Gente egoista e scriteriata che gira senza mascherina e che uccide, colposamente, chi non ha colpa alcuna. Che vita è quella di consentire a chi è incosciente e superficiale il vezzo delle passeggiate, mentre l'epidemia si diffonde subdolamente ed uccide la migliore generazione che abbiamo avuto?

E poi la telefonata che hai sempre rifiutato arriva ed in quel momento ti senti morire e muori letteralmente. Papà si è arreso. Ha lottato caparbiamente e da buon testardo che era per dieci giorni in terapia intensiva ma il mostro è stato più forte. 

Ti mancano l'abbraccio. la carezza e lo strazio per chi sopravvive alla morte ti impedisce il saluto a chi hai amato più della tua vita. Il rito cristiano del funerale è la speranza di chi  ci viene strappato dalla carne in modo forte e cruente, trovi tra le braccia salvifiche di Dio pace eterna e consolazione.

Ma per chi rimane hai anche l'impossibilità di vivere il lutto, il distacco, sei incredulo e fatichi ad accettare e realizzare l'accaduto. è tremendamente ingiusto e disumano che solo l'agenzia di pompe funebri possa occuparsi di tuo padre.

Poi sei pure positiva al COVID e ti è interdetto anche l'ultimo saluto.

Non c’è alcun modo per abbracciare e baciare per l’ultima volta una persona morta per Covid in ospedale: il defunto viene messo in un sacco di liuta, ed in questo modo viene consegnato alla famiglia, anzi all’agenzia che ha il compito di provvedere al rito funebre.

E così, i pochi parenti ammessi nell’obitorio devono accontentarsi di dare il loro estremo saluto a un enorme sacco, che non restituisce nessuna fattezza della persona amata. È la procedura standard attuata in tutta Italia e serve a garantire sicurezza.

Ma è una procedura priva di umanità, per quanto necessaria.

Ed è per questo che non riesci a darti pace, non puoi umanamente e razionalmente.

Capisci le regole, capisci le esigenze di evitare il rischio di infezione, ma è possibile che non si pensi a una soluzione per mostrare il volto della persona morta, anche per pochi secondi?

È possibile che non ci sia modo di dare ai parenti quell’incontro estremo, che permetterà di elaborare il lutto?

Papà era giovane, appena 68anni e stava bene prima che il covid lo aggredisse. Non voglio fare polemiche, non voglio incolpare nessuno: ma è incredibile che venga consegnato un sacco di liuta con all’interno un corpo, il corpo di tuo padre.

Oltretutto noi parenti, io, mia sorella e mamma siamo costretti a un atto di fiducia: in me, in tutti coloro che si sono trovati a vivere questa atroce esperienza resterà sempre un dubbio atroce sulla identità della persona che sta dentro quel sacco di liuta. 

Sei sospeso in un limbo, vivi come una monade, non hai pace. Confondi il giorno con la notte, il dolore non si può raccontare, Non è la perdita di un padre in un momento normale, è una tragedia immane, è straziante e l'indifferenza uccide anche più. Tanti non ti rispondono più nemmeno a telefono perché sono schifati e vivi ancor più l'inferno. Sei fuori dal mondo, hai mille dubbi, domande, fatichi a realizzare l'accaduto, ti domandi se il tuo papà sia stato curato e come, se abbiano fatto anche l'impossibile per aiutarlo, ti domandi se possa essere tu responsabile per non aver fatto nulla per aiutarlo. E poi sei positiva e non puoi nemmeno essere presente alla tumulazione.

E poi una lotta estenuante per ottenere la restituzione degli effetti personali di papà e solo dopo un mese riesci ad averli ma la cartella clinica no, anche per quella devi penare ed ogni giorno pec su pec per chiedere la consegna immediata della stessa.

Possibile che la burocrazia non lasci il posto all'umanità ed alla dignità?

 

Articolo a cura dell’Avv. Anna Maria Marinelli

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