''Non è amore se fa male''

''Non è amore se fa male'', scriveva il 23 agosto di tre anni fa in un post Noemi Durini, uccisa dal fidanzato a Specchia. Aveva soltanto 16 anni quando lui la seppellì viva sotto un cumulo di pietre, dopo averla presa a sassate, e accoltellata alla testa. Ora l’assassino di Noemi, “vuole tornare a dare una mano anche fuori dalle celle per respirare aria di libertà”.

L’omicidio di Noemi fu di una crudeltà assoluta. Lucio Marzo si scagliò con tale forza contro di lei, da lasciarle la punta del coltello conficcata nel cranio. Ma questo non era ancora abbastanza. Noemi, quando fu sepolta, era ancora viva, respirava. A dimostrarlo fu l’autopsia. Che indicò come causa della morte «asfissia per compressione toracica». Lucio confessò il delitto dieci giorni dopo. Da quel giorno sono trascorsi 3 anni.

“L’autopsia durò più di 12 giorni - scrive in una lettera la madre di Noemi - e solo dopo potei finalmente andare a prendere mia figlia per riportarla a casa, non viva come avevo sperato e immaginato, ma all’interno di una bara bianca. Non ebbi nemmeno la possibilità di salutarla per l’ultima volta. È stata per dieci giorni sotto un cumulo di pietre, abbandonata e nascosta in modo tale da non essere né vista né ritrovata. Leggere i risultati di quell’esame autoptico è stato devastante. Apprendere del ritrovamento di mia figlia è stato straziante, un dolore immenso che non auguro mai a nessuno di provare. Quel giorno, insieme a mia figlia, sono morta anch’io”.

Noemi aveva soltanto 16 anni. Una vita piena di sogni e progetti da realizzare. Una vita spezzata per lei e per i suoi genitori. Senza che l’assassino abbia mai chiesto perdono. Nessun segno di pentimento in lui.

“Da madre non posso accettare, che questa persona possa essere libera anche solo per pochi istanti - continua la madre - Non voglio nemmeno credere che i giudici possano accettare una cosa del genere. Si tratta di una persona pericolosa socialmente e non è questo il messaggio che l’ordinamento giuridico deve far passare.

Non voglio mettere in discussione il concetto del reinserimento sociale o del recupero di un detenuto, ma qui si parla di un assassino che ha agito con crudeltà e lucidità sin dal primo momento”. In tre anni, Lucio Marzo non si è mai pentito e non ha mai chiesto perdono. La mamma di Noemi, con questa lettera, si rivolge alle istituzioni. Per chiedere che l’assassino di sua figlia sconti tutta la pena all’interno della struttura detentiva e non al di fuori di essa. Lucio Marzo è stato condannato a 18 anni e 8 mesi. E dopo tre anni potrebbe già tornare libero.

Tre anni fa, dalla pagina di Noemi: “Non è amore se ti fa male. Non è amore se ti controlla. Non è amore se ti fa paura di essere ciò che sei. Non è amore, se ti picchia. Non è amore se ti umilia. Non è amore se mente costantemente, non è amore se ti diminuisce, se ti confronta, se ti fa sentire piccola. Il nome è abuso. E tu meriti l’amore. Molto amore. C’è vita fuori da una relazione abusiva. Fidati!”.

 

Articolo a cura di Claudia Saba

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