Venerdì, 20 Novembre 2020 12:24

Stalker

Squilla il telefono di casa. Sono le due di notte. Non smette, non smette. Ormai sono mesi che lui mi chiama o me lo trovo davanti all'ufficio. Non so più che fare e adesso ho paura. “Denuncialo” mi ha detto una mia collega. “Si certo lo denuncerò”. Pensavo che questa storia finisse, di poterla controllare ed invece no, è sempre peggio e mi stanno saltando i nervi. Lui non è uno sconosciuto, una minaccia che spunta dal nulla come nei thriller che si vedono al cinema. Lui è un uomo che amavo, con il quale ho avuto una storia di due anni. Una bella storia d'amore, pensavo, che invece ho chiuso perché lui era ossessivamente geloso e mi controllava ovunque andassi. Poi sono arrivate le botte, e a quel punto l'ho lasciato senza nessuna spiegazione. Ho preso la mia roba dall'appartamento dove vivevamo e mi sono trasferita da un'amica. Mi ha cercata, al telefono piangeva, mi supplicava di tornare con lui. Mi prometteva che le cose sarebbero cambiate, che aveva sbagliato e che voleva un'altra possibilità. "No, con te non ci torno, ormai è troppo tardi", gli ripetevo, ma lui sembrava non ascoltare e continuava a chiamare. Poi ha scoperto dove abitavo e ha preso a mandarmi fiori, ad aspettarmi sotto il portone.  “Ti voglio parlare almeno una volta", continuava a ripetermi. Accettai di vederlo in un bar in centro. Pensavo che parlandogli si sarebbe rassegnato. Gli dissi che ormai era finita ma non voleva capirlo. Continuava un suo monologo senza interlocutore.

Decisi di non rispondere più al telefono, cambiai numero e trovai un appartamento. Ma non so come riuscì a procurarsi il numero di telefono ed anche l'indirizzo; forse attraverso qualche collega ignaro, che non sapeva, ma al lavoro dovevo lasciare i miei recapiti. Ormai la mia vita era in balìa di questo individuo e della paura. Adesso non supplicava più, mi minacciava e insultava. Ogni passo che facevo mi guardavo le spalle, sentivo come un'ombra minacciosa dietro di me pronta a colpirmi da un momento all'altro. Ormai ero in preda ad una paura, ad un sentirmi senza speranza e ad un’angoscia infinita. Melina, una mia cara amica alla quale avevo raccontato tutto, mi convinse ad andare alla polizia e denunciarlo. Ormai non era più vita la mia, priva di quelle libertà fondamentali alle quali non facciamo caso tanto sono ovvie. Uscire, entrare, passeggiare, andare a fare un aperitivo in centro, tutto era diventato come ovattato, mi sentivo come prigioniera di una ragnatela invisibile, che mi stava strangolando piano.

Andai alla polizia e raccontai tutto, mostrai messaggi intimidatori e ricordo che per me fu come un torrente in piena che mi liberava da tutta quella angoscia e dalla paura che avevo subito (Credevo…). Fu condannato e fatta un'ordinanza che lo obbligava a stare lontano, ma lui se ne fregava. Passati i primi tempi in cui tutto sembrava finito, trovai un biglietto sul vetro della macchina: "Ti seguo e ti vedo” c’era scritto. Senza firma, ma sapevo che era lui. Denunciai ancora, ma lo sapevo che avrebbe continuato. Continuo ad aver paura", lo Stalker è una forma gravissima di violenza che lede la persona nella sua totalità, e nella sua dignità di essere umano. Lo Stalker può essere il primo gradino verso il femminicidio.

 

Articolo a cura di Emerita Cretella

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