Il dono invisibile

Un uccellino, di cui non conosceva il nome ma che, per le tinte del piumaggio, nero, marrone chiaro, giallo, avrebbe potuto benissimo descrivere o anche disegnare con i pastelli, si era posato sul davanzale della finestra; becchetteva tra i pezzettini di pane di cui lo stesso abbondava e che erano stati sbriciolati da Cecilia. La bambina aveva dieci anni, i capelli castano chiari raccolti in una treccia e un paio d'occhioni scuri sgranati sul mondo. Amava, come del resto ogni bambino, tutti gli animali e poiché nei giorni precedenti era abbondantemente nevicato, come non capitava da alcuni anni, gli uccellini avevano difficoltà a nutrirsi visto che il manto della neve aveva ricoperto tutti gli spazi in cui avrebbero trovato cibo. Quindi lei si era subito data da fare, mettendo una ciotola d'acqua sul davanzale della cucina e provvedendo a non lasciarlo mai vuoto di briciole, riso e pezzettini di pane. In quei giorni imbiancati si soffermava spesso ad ammirare le fragili bestiole, tenendosi a debita distanza. Per non spaventarle. Ciò che l'affascinava di più era osservarli quando, tenendo nel beccuccio l'agognato pezzettino di pane, spiccavano poi il volo per ritornare da dove erano venuti. Cecilia poteva soltanto immaginare quale sensazione di libertà provassero a librarsi in volo! A poco a poco la neve si sciolse, il freddo intenso diminuì e la bambina, nelle ore libere dalla scuola, riprese a camminare per le strade del suo paese, o per fare una commissione per mamma e papà o, semplicemente, perché le piaceva andare a zonzo per vie e piazze ben conosciute. Le piaceva soprattutto osservare le persone anzi più propriamente il loro modo di comunicare l'un l'altra. . Per tale ragione, mentre per esempio aspettava il suo turno nel negozio di alimentari, le capitava sovente di lasciar passare una persona che era entrata dopo di lei: sia perché era una ragazzina gentile ed anche perché aveva così il modo di prolungare il suo tempo di permanenza nel pubblico esercizio. Ed osservare. Ed ascoltare. Fu proprio in uno di questi momenti che, colta da uno stuporoso sbalordimento, si rese conto di possedere un potere particolare. Mentre il bottegaio affettava il salume per una signora impellicciata e con tacchi vertiginosi, la stessa chiacchierava con un'altra, anch'essa fresca di parrucchiera e con i lineamenti del viso atteggiati ad un rigido ed artefatto sorriso. Fu questione di un attimo: mentre quest'ultima si sporgeva verso uno scaffale su cui erano allineati i barattoli dei legumi, restò improvvisamente bloccata, col braccio proteso verso i fagioli. La bambina strabuzzò gli occhi, credendo di sognare poiché la signora rimase ferma in questa posizione, come fosse una statua, per alcuni secondi che paiono pochi ma non lo sono affatto in una assurda situazione del genere. E soltanto quando il negoziante la interpellò riuscì a distogliere lo sguardo da quella stranissima visione. Acquistò quindi i prodotti che le aveva detto la mamma ed uscì dal negozio cercando, nell'aria fresca del tardo pomeriggio, un po' di refrigerio: si era infatti molto emozionata per ciò che aveva visto soprattutto accorgendosi che soltanto lei, tra le persone presenti, si era accorta di questo. Il giorno dopo niente scuola, era sabato e il papà le chiese di andare all'edicola a prendergli il giornale. Cecilia uscì saltellando, contenta di questa incombenza. Arrivata all'edicola vide, accanto a questa, due uomini che stavano discutendo: il volume della voce non era propriamente basso e si distinguevano chiaramente le parole. Non era una conversazione tra amici; Cecilia comprese che l'uomo vestito molto semplicemente, in cui aveva notato anche le scarpe impolverate e parecchio consumate, stava promettendo all'altro che, appena gli fosse stato possibile, gli avrebbe fatto avere la somma di denaro che gli doveva. L'interlocutore pareva non credere alla sua sincerità e questo dispiacque alla bambina che, mentre seguiva le loro parole, sbirciava tra i fumetti per sceglierne uno. Ad un certo punto li guardò direttamente, proprio mentre il debitore s'alzava da terra per alcune decine di centimetri, rimanendo così sospeso. Insomma avrete capito che Cecilia possedeva una qualità particolare: riusciva ad accorgersi della sincerità o meno delle persone dalla posizione che il loro corpo assumeva, per alcuni secondi, e che era visibile soltanto a lei. Le capitarono successivamente decine e decine di simili episodi che confermarono quello che era un vero e proprio dono. Lo rivelò, un paio di anni dopo, soltanto alla sua mamma che, facendo un respiro di sollievo, le disse - Bambina cara, sapessi come sono felice per te. Con il tuo dono potrai aiutare le persone e tu stessa sarai sempre al sicuro dall'ipocrisia che, purtroppo, tante persone utilizzano nei confronti del prossimo -. E le schioccò un sonoro bacione sulla fronte.

 

Racconto a cura di Daniela Minozzi

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