2023 La miccia è accesa

 

L'anno è finito con le solite speranze forse deluse, i soliti buoni propositi che forse troveranno la loro delusione.

La miccia della guerra in Ucraina è stata accesa lo scorso febbraio. Come una sorta di virus contagioso, ormai sappiamo tutti bene come funziona, i sentimenti di odio, prevaricazione, intolleranza stanno dilagando. Attriti che sembravano sopiti, ma che raschiavano il fondo dell'umana solidarietà, tornano in tutta la loro devastante voglia di guerra che altro non è che il fin troppo noto desiderio di potere e di ricchezza.

Dall'Ucraina al muro al confine Polacco con la Bielorussia, al Kosovo che non vedeva una crisi così preoccupante da ventitré anni, si alza la tensione al confine con la Serbia, si mobilitano le forze armate, cresce la presenza di Carabinieri italiani del contingente nato della Kfor, così come le pattuglie della missione europea Eulez e di forze speciali della polizia kosovara; alla Cina che si trova ora nell'occhio del mirino a causa dell'aumento dei contagi e degli ospedali in sofferenza, piuttosto che affrontare i problemi sanitari, spauracchio che toglie attenzione ale continue e costose esercitazioni militari via mare e nello spazio aereo intorno a Taiwan, che sarà anch'essa presto aggredita, ma aiutata dalla Nato esattamente come accade in Ucraina, spendendo in tal modo miliardi invece di curare e salvare dal morbo i suoi cittadini.

Nel frattempo nella completamente ignorata Siria giungono bombardamenti da Israele, e in Iran la protesta partita dalla ribellione delle donne non tanto al velo, quanto a una morte pressoché certa da parte della ferocissima polizia morale iraniana, si allarga a uomini e donne soprattutto giovani che chiedono la giusta libertà, i giusti diritti civili, protesta giustificata e approvata dal democratico occidente paladino dei diritti di ogni uomo e chissà che lo stesso occidente non decida un giorno di intervenire a garantire tali diritti con altre bombe, missili e quant'altro. Saranno anche i giovani iraniani ospitati dagli States per essere istruiti sull'uso di nuove e sempre più micidiali armi così come accade con gli ucraini? Intanto in Yemen continuano gli eccidi delle popolazioni civili, ignorate anch'esse dal perfetto mondo occidentale.

Frattanto nel mondo cosiddetto civile, laddove al momento non ci sono guerre, la gente viene sistematicamente manipolata, impoverita da salari bassi e inadeguati, da aumenti sconsiderati di qualsiasi bene o merce quasi mai del tutto giustificabili, e in effetti le spese per le guerre qualcuno  deve pur sostenerle, giusto? Quando l'economia mondiale sta andando a rotoli qualcuno deve essere sacrificato, soppresso, affinché chi detiene il potere possa continuare a detenerlo, chi possiede ricchezze possa continuare a possederle, mentre il popolo imperterrito lotta contro se stesso: chi ha un lavoro sicuro disprezza chi non l'ha, supponendo incapacità e poca voglia di lavorare, o qualche altro luogo comune sia stato creato appositamente.

A cominciare dalla scuola, dove se un allievo si perde e decide di abbandonare, si fa finta di volerlo aiutare magari trascorrendo ore a parlarne, ma senza il diretto interessato, mandando mail senza mai un confronto costruttivo con lui o con la sua famiglia. Uno di meno, che bello! Ne rimane di più per me! Questa è la società che ingoia e annienta coloro che appaiono più deboli, ma forse sono i più forti, perché sanno dire di no, sanno distinguere la vita dalla morte. Entrare nella società di oggi significa votarsi alla morte, andare controcorrente significa scegliere la vita, quella vita che esclude dai maggiori desideri beni materiali che ai più appaiono indispensabili. Se crediamo di vivere ancora in uno Stato democratico siamo in errore.

Di fatto si è scelta la morte. Tutto questo appare come il fallimento della democrazia come forma di governo, perché, sepolte le buone intenzioni, la sua sopravvivenza è subordinata alla morte altrui, economica se non fisica. La miccia è stata accesa, il senso di umanità continua fintamente a vivere nel mondo parallelo dei social, dove si urla solidarietà, desiderio di pace per tutti i popoli, si inorridisce per i continui crimini, ancor più ci si imbestialisce contro chi tratta male gli animali, ma chiusa l'applicazione si torna all'indifferenza, si ignora perfino il nostro vicino, lo si invidia e se ne desidera la morte: ormai è diventata un “tormentone” l'affermazione che siamo troppi nel mondo e per questo qualcuno deve essere sacrificato, per permettere all'umanità di proseguire il suo cammino (verso la distruzione), ma non è così: il mondo è grande, c'è posto per tutti, ci sono risorse per tutti, ma evidentemente il prezzo da pagare è troppo alto, mantenere la propria ricchezza val bene qualche vita umana.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

 

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