La pace è il rifiuto assoluto della guerra!

L'Italia, o forse il mondo intero, ma difficile a dirsi, ne abbiamo già a sufficienza nel nostro Paese da decidere di non porre attenzione al resto, si trova ancora una volta divisa sull'idea e sul concetto di pace.

Dopo le cruente e spesso violente, almeno a livello verbale, divisioni fra i cittadini, peraltro non ancora sopite, ma ulteriormente inasprite da nuovi decreti, sul covid/no covid, su Vax/noVax, green pass/no greenpass, Putin/no Putin, ora dilagano teorie contrastanti sulla pace.

Secondo il Treccani o la Treccani, vedete voi, perché siamo riusciti a dividerci anche in questo, fra estimatori del vocabolario e quelli dell'enciclopedia, la pace è “la condizione contraria allo stato di guerra, con riferimento a Nazioni, che, regolando i propri rapporti reciproci secondo comuni accordi senza atti forza, possono attendere al normale sviluppo della loro vita economica, sociale, culturale”.

Rimanendo in Italia abbiamo, in riferimento alla classe politica e dirigente, ma con una vasta compiacenza dei cittadini, ampiamente dimostrato di non perseguire alcun intento di pace, innanzi a tutto ignorando deliberatamente l'ultimatum dato da Putin il 18 dicembre del 2021, con scadenza 31 gennaio 2022: nessuno, nessun esponente della politica, non solo italiana, ma nemmeno europea ha detto una sola parola, ha fatto solo un cenno di preoccupazione, lasciando, o forse sperando di poter trarre beneficio da un conflitto con intenti tutt'altro che democratici. Curioso poi è stato constatare che Nazioni come Turchia e Cina, che non brillano in libertà di pensiero o democrazia, siano stati i soli a fare alcuni tentativi di mediazione, mentre gli Usa, detentori mondiali della massima espressione di tutela dei diritti civili, continuano a mettere legna (la benzina ha prezzi insostenibili) sul fuoco, aizzando i loro alleati a fare altrettanto.

Intanto il popolo italiano inizia a dividersi fra chi è pro e chi contro l'invio di armi per sostenere quello ucraino, o forse ad aiutare a decimarlo, perché una cosa sola è certa, dove ci sono armi la gente muore, e se ci sono più armi la gente muore di più. Tutto questo mi riporta esattamente a un secolo fa quando il nostro paese era diviso fra interventisti e non interventisti, e sappiamo bene come sia andata a finire, supposto che a scuola si studi ancora la Prima Guerra Mondiale, sullo studio della seconda abbiamo ormai perso ogni speranza.

Inutile ricordare che più leggi internazionali e nazionali sono state ad oggi violate, (d'altra parte sono leggi vecchie del secolo scorso, da buttare via, perché noi siamo la generazione del Duemila, ci siamo evoluti e civilizzati come non mai) ma non se ne vuole tenere conto, lasciando il popolo diviso in concezioni della pace spesso del tutto fantasiose, creando quindi una manifestazione gigantesca ma divisa in gruppi contrastanti fra di loro, dimostrando in tal modo di parlare, cantare inni, recare striscioni che accentuano le divisioni, senza mettere in conto che non ci può essere pace senza unità di intenti, dialogo e capacità di ascolto: per cui se hai un'arma in casa presto o tardi l'userai, se regali un fucile quel fucile ammazzerà  alcune persone, se regali un mitra, quel mitra ne ammazzerà decine, se regali missili, quei missili ne uccideranno centinaia, inasprendo un conflitto per il quale si poteva (e si doveva) trovare un accordo. Per esempio, un po' di litio a te e un po' di litio a me, perché in gioco non ci sono i diritti alla democrazia degli ucraini che francamente credo che interessino a pochi, ma solo ed esclusivamente interessi economici che renderanno più ricchi i già ricchi e impoveriranno tutti gli altri.

La pace è il rifiuto assoluto della guerra, il rifiuto di parteciparvi, il rifiuto a fornire strumenti per sostenerla, non ci sono se e ma, solo il rispetto della vita propria e altrui. Qualcuno negli ultimi giorni ha voluto vedere una luce di speranza sui dubbi che ha l'Italia di inviare ancora armi agli ucraini come se si stesse ravvedendo, ma io sono pessimista e temo che questi dubbi nascano dall'eventualità che presto le suddette armi serviranno a noi.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

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