“Tutto è vanità. State buoni se potete”

Giorni fa, parlando al telefono con un'amica, constatavo che già dai primi anni novanta o forse prima, in quella che in Italia è una zona che ha sempre offerto la possibilità di lavorare, e a cui nel tempo sono affluite persone provenienti dalle regioni meridionali e successivamente da altri continenti (Africa ed Asia in particolare) non s'avvertiva più quell'atmosfera bonaria che noi, ragazze nate intorno agli anni sessanta, abbiamo vissuto nel tempo dell'infanzia, fino alla prima giovinezza; le persone, insomma, si erano come incattivite, una sorta d'imbarbarimento sociale che i più attenti e sensibili percepivano, con rammarico, nelle più apparentemente banali situazioni quotidiane come, ad esempio, fare la fila alle poste o alla cassa di un supermercato. Mi riferisco ovviamente, ma intendo precisarlo, ai cittadini che, qui in Emilia Romagna, ci sono nati e cresciuti: c'era stato un siffatto cambiamento. Fortunatamente l'arrivo di persone o di nuclei familiari provenienti da luoghi altri, ha apportato altri cambiamenti in termini di, assai genericamente, ampliamento del pensiero. Certo non per tutti: personalmente mi ritengo cittadina del mondo e, fin da anni ormai lontani, ho sempre pensato questo. Ciò su cui intendo ora focalizzarmi lo riassumo così: si tratta della difficoltà, tra le persone, a venirsi incontro, dalle questioni più irrilevanti a quelle di portata maggiore evitando che questa difficoltà (o non volontà?) degeneri in una sorta di caos, non certo favorevole a positive soluzioni.

È capitato sicuramente ad ognuno di noi trovarsi nell'ambito di un'incomprensione o di una lamentela con un'altra persona; quello che si riscontra frequentemente consiste nel giungere, oltre alla discussione, più o meno accesa, al litigio, con le conseguenti offese. Per tralasciare, purtroppo a volte presenti, situazioni ancor più deleterie e dannose. Il mio discorso iniziale si vuol riferire proprio a questo, rimanendo in un ambito di territorio italiano a me ben conosciuto ed in cui tuttora vivo. In quel passato appunto, quasi sempre si riusciva a far sì di trovare un accordo e, se succedeva di trovarsi in una discussione non proprio amichevole, poi il rapporto veniva ricucito, si dimenticava il dissidio ed era fattibile che ci si facesse anche una risata sopra all'accaduto, magari davanti ad un buon caffè. Si faceva la pace insomma. Come fanno i bambini. Poi la convivenza con esseri umani non originari del luogo, se in alcuni produceva diffidenza e timore, in tanti, e mi ripeto, implementava fattori positivi dal punto di vista umano e valoriale. Ma nel complesso, nella generalità quella sorta d'imbarbarimento sociale si è andato progressivamente accentuando, spesso occultato da veli di ipocrisia e di perbenismo. Una risultanza ad oggi facilmente riscontrabile è il rinchiudersi, nella famiglia, nel piccolo gruppo di amici, con alcuni vicini di casa e non con altri: nel fare branco insomma. Per sentirsi forti (o duri?) nei confronti di chi si considera negativamente diverso, che sia per provenienza sociale, che sia per modo d'essere o, molto più banalmente, eccoci, per una divergenza d'opinione. “O sei come noi oppure sei il nemico”. Rabbrividisco e al contempo mi accaloro sia di fronte ad incomprensioni degenerate sia nei confronti di un mediocre, a volte meschino, campanilismo. Quindi pongo una domanda: se tra le persone comuni ha prevalso ciò ci stupiamo se, nel pieno del terzo millennio, ci si massacri in guerre assurde? Perché, sia chiaro, OGNI GUERRA È ASSURDA ed esprime il netto fallimento dell'uomo "moderno" che ha scelto di dare importanza alla contrapposizione, senza alcuna volontà di esercitare ed agire quel senso umano che condurrebbe invece alla pacificazione di qualsiasi controversia. Iniziando dalle nostre giornate, offuscate a volte da atteggiamenti e comportamenti che di civile ed umano assai poco presentano. La capacità delle persone di giungere ad assurde e deleterie, sterili complessità dovrebbe farci seriamente riflettere. Mi piace concludere con alcune parole di un brano del menestrello Branduardi: “Tutto è vanità. State buoni se potete”. Ed io aggiungo: “Se volete”.

 

Articolo a cura di Daniela Minozzi

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