Luna Rossa (Episodio 23)

Era ancora presto quando si avviò verso la Procura. L’aria era già calda nonostante il venticello mattutino e Maddalena tolse la giacca che si era messa sopra il vestito di cotone leggero a fiori comprato in Sicilia. Rientrava al lavoro dopo la pausa, all’inizio forzata per il malore che aveva avuto in ufficio, e poi per quel viaggio improvviso per la morte di Agatina che le aveva cambiato la vita per sempre. Guardò il rubino di sua madre che brillava sulla mano destra e pensò a quanto lei doveva aver sofferto in quel clima di violenza in cui aveva vissuto per anni. Maddalena si domandava come Elena avesse potuto resistere per tutto quel tempo a soprusi, umiliazioni, botte. Perché non era andata via e non si era ribellata? Aveva tante domande Maddalena, ma nessuno, né suo padre, né sua madre avrebbero potuto più risponderle.

“Avvocato, ma andiamo avanti o no con questa denuncia per diffamazione? La signora Ridolfi mi ha già sputtanato abbastanza e con questa storia su tutti i giornali stanno scrivendo cose false che quella signora racconta” disse Paolo Pardi, visibilmente scocciato, all’avvocato Fratini che seguiva il suo caso.

“Ogni giorno la intervistano e quella, nonostante le ossa rotte, trova il modo di sputare veleno nei miei confronti”.

“Paolo, lei deve stare più calmo e non perdere le staffe, altrimenti dà ragione a chi la descrive irascibile e senza controllo, come dice la signora Ridolfi. Deve avere pazienza, la denuncia seguirà il suo corso e noi acquisiremo prove che la signora non sta bene di nervi e che lei viene accusato ingiustamente”.

“Speriamo avvocato!” disse Pardi con un sorrisetto nervoso che somigliava più a un ghigno. Quando l’avvocato se ne fu andato e rimase solo in ufficio, Paolo riavviò il pc e si collegò a quel sito di incontri dove aveva cominciato a chattare con Liza, una ragazza ucraina che pareva bellissima dalle foto e che sembrava desiderosa di venire in Italia.

In ufficio tutti fecero festa per il ritorno di Maddalena.

“Dottoressa ci ha fatto preoccupare” disse l’agente Rubini, “ma ora la vedo benissimo, bentornata!”

“Grazie davvero a tutti!” rispose lei, stupita piacevolmente da tutto quell’affetto nei suoi confronti. Appena in ufficio chiamò subito l’ispettore Marini. Doveva parlargli riguardo alle indagini su Pardi, erano state troppo superficiali, non avevano scavato sulla vita dell’uomo e avevano dato per scontato troppe cose. Poi la ragazza polacca che aveva avuto una relazione con lui, sparita nel nulla, di notte, a bordo di una specie di ambulanza, secondo la ricostruzione di Lella Rippo, la giornalista. Il problema, ora, era intanto rintracciare la donna della quale sapeva solo nome e cognome: Agnieszka Novak, ma certamente non bastava.

“Ispettore Marini, dobbiamo trovare questa donna, ma soprattutto chi l’ha conosciuta, in fabbrica e nel paese negli anni in cui viveva con Pardi. Forse lei, se vorrà collaborare, potrà dirci molto di più di questo signore”.

“Quindi, procuratore, lei pensa che quell’uomo possa essere colpevole?” rispose Marini. “Marini, io cerco le prove, e qui abbiamo da una parte una donna che accusa un uomo di violenza perpetrata nel tempo e che ha rischiato di morire per sfuggirgli, e dall’altra una persona stimata, incensurata, che dice che la ex compagna è una persona disturbata mentalmente che delira e dice menzogne sul suo conto. La dottoressa Nicolina Vellaro, neurologa di chiara fama, dice che la Ridolfi non ha nessun disturbo mentale e che è pronta a certificarlo. Certo, ci sono testimoni nel paese che hanno visto Anna piangere e divincolarsi da Pardi gridando, è vero, ma lei afferma che le venivano sussurrate minacce e parole offensive mentre le veniva stretto il braccio con forza sino a farle male. Quindi, ispettore, noi dobbiamo ricostruire i fatti e, soprattutto, cercare prove non dando niente per scontato. Per cui la invito a cercare notizie più approfondite sulla personalità di quell’uomo, sulla sua vita passata e sulle sue relazioni affettive. Poi troviamo questa signora Novak, se sarà possibile”.

“Mi metto subito al lavoro” rispose Marini prima di congedarsi.

Rimasta sola in ufficio Maddalena rilesse la deposizione di Anna che parlava delle violenze subite e della sua paura costante, ogni minuto della giornata, ed ebbe come un brivido pensando a sua madre. “Andrò fino in fondo” pensò. “La verità, qualunque sia, dovrà venire fuori”… continua.

 

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

 

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