Luna Rossa (Episodio 21)

“Maddalena non lasciarmi al mio destino, mi sei rimasta soltanto tu” disse Rosina singhiozzando. “Non avrei mai creduto che Alfio, mio fratello, potesse essere un uomo del genere. Certo, non ha mai avuto un carattere facile: arrogante, sarcastico, sapessi quante volte mi ha dato della stupida quando esprimevo un’idea, un pensiero! Quando incontrò Elena, così bella e solare, sembrava cambiato e non aveva più quell’aria seria e sprezzante. Poi in quegli anni sono venuta poco al paese a causa di mio padre che, dopo la morte di mamma, peggiorò di salute e non voleva più spostarsi da casa. Dopo la morte di tua madre, anche quell’anno in cui sono rimasta a Perla, per i suoi impegni politici non era mai in Sicilia e tornava raramente. Poi la malattia, che è stata precoce e velocissima e abbiamo dovuto ricoverarlo perché era diventato ingestibile. Comunque, che sia rimasto senza memoria, alla fine è meglio per lui”.
“Sì zia, meglio per lui, perché come figlia non posso perdonarlo e come magistrata lo avrei condannato ma, ormai, è un guscio vuoto che vive in un mondo sospeso in cui non esiste passato presente e futuro. No, non lo perdonerò per quella notte in cui a forza mi ha staccato da mia madre con crudeltà, come fossi un oggetto e non sua figlia. L’ha uccisa spegnendo la sua gioia e il sole vitale che portava dentro derubandomi dell’essere più prezioso che avevo al mondo, senza lasciarmi nemmeno un oggetto, un ricordo di lei. Agatina mi disse che mio padre aveva fatto sparire tutte le cose della mamma per cancellarla, come se non fosse mai esistita. Dopo la sua morte scomparvero le sue vesti dagli armadi e tutto ciò che gli era appartenuto, tutto ciò che aveva un legame con lei, compresa me, sbattuta in quel collegio per anni come per liberarsi di una zavorra di rimorso che non riusciva a sopportare”.
“Maddalena, ho io i gioielli di tua madre” disse Rosina, “ma ti giuro che l’ho scoperto solo qualche giorno fa, ed era per questo che ti ho chiamato più volte senza avere risposta. Comunque, tanti anni fa, tu eri nata da poco, Alfio mi chiese di intestarmi una cassetta di sicurezza alla banca in cui la nostra famiglia si era sempre servita. Mi disse che gli serviva per documenti riservati che voleva stessero al sicuro e quindi era meglio che la cassetta fosse intestata a me. Quindi non me ne sono mai interessata sino a quando il direttore mi ha chiesto se volessi prendere una nuova cassetta alla filiale vicina a casa, in cui avevo trasferito anche il conto. Ho preso la chiave nell’appartamento di sopra che tuo padre usava come studio e sono andata a vedere il contenuto della cassetta. Tra i documenti c’era un sacchetto scuro di stoffa che conteneva dei gioielli che appartenevano a tua madre. Ho riconosciuto l’anello dal quale non si separava mai: un rubino circondato di diamanti che le avevano regalato i genitori il giorno della laurea”.
Rosina aprì la cassaforte e le portò il sacchetto. Maddalena prese l’anello e se lo infilò al dito, le stava alla perfezione, come fosse stato suo da sempre. Era commossa pensando che, ancora una volta, sua madre volesse darle un segno della sua presenza e del suo amore.
“Zia, l’anello lo porto con me, gli altri gioielli per ora tienili tu, li prenderò quando ci rivedremo, adesso ho solo bisogno di tempo per elaborare questa storia e far pace con il mio passato e con te. Anche tu sei stata la vittima di un sistema che considera le donne oggetti, proprietà di padri, fratelli e mariti da usare a seconda delle necessità, che umilia e uccide dentro prima di toglierti la vita, come è successo a mia madre”.
Rosina scoppiò in lacrime e per la prima volta, timidamente, abbracciò la nipote sussurrandole: “Perdonami io non volevo farti del male”.
Mentre percorreva la superstrada per l’aeroporto, Maddalena pensò che il tornare alle radici della sua sofferenza le aveva dato, attraverso la verità su sua madre, la possibilità di rinascere una seconda volta continua.

 

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

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