Luna Rossa (Episodio 12)

Prontamente l’agente di servizio si precipitò verso Maddalena insieme a un collega che era uscito dall’ufficio in quel momento. La depositarono delicatamente per terra mentre l’agente chiamava il 118.

“Procuratore, procuratore, mi sente?”

Maddalena aprì gli occhi, provò ad alzarsi ma la testa le girava e si sentiva debole. Il suono della sirena dell’ambulanza la fece trasalire, ma riusciva malapena ad aprire gli occhi, si sentiva come trasportare in un’atmosfera ovattata, ma il suono di quella sirena le dava una sensazione angosciosa di déjà vu e quel pianto di bambina piccola che avvertiva spesso in sogno tornava come un ricordo lontano tra le nebbie della coscienza.

“Signora mi ascolta?”

Maddalena aprì gli occhi e guardò il giovane medico che le parlava: “Abbiamo fatto l’elettrocardiogramma e sembra vada tutto bene, ma sarebbe bene andare in ospedale per accertamenti”.

Non sarebbe voluta andare in ospedale, ma annuì e la caricarono in una barella per trasportarla. Chiese il telefono che era rimasto nelle mani dell’agente e compose il numero di Lucia, l’amica e vicina di casa. Forse avrebbe avuto bisogno di un pigiama e poi si sentiva terribilmente sola e impaurita. Le rispose la segreteria, sicuramente lavorava, ma non appena chiuse la telefonata con Lucia giunse la chiamata di Giacomo: “Sono in ambulanza, ho avuto un malore, sto meglio ma preferiscono portarmi in ospedale per accertamenti” disse Maddalena.

“Non preoccuparti, ti aspetto al Pronto Soccorso. Quando arrivi mi troverai ad aspettarti. Non agitarti, ci sono io”.

“Ci sono io”, quelle parole le entrarono nel cuore. Soltanto Agatina, quando da piccola piangeva, la prendeva tra le braccia e le sussurrava “No ciangiri picciridda. Ci sugnu io, Agatina tua”.

Una carezza svegliò Maddalena che si trovò in una stanza di ospedale con una flebo al braccio, vicino a lei Giacomo che sorrideva.

“Ma da quanto tempo non dormivi? Per fortuna non hai niente. Ti sono stati fatti tanti esami che non rivelano nessuna patologia, solo una leggera disidratazione e un’ipoglicemia. Maddalena tu non hai né mangiato né bevuto abbastanza, aggiungi stress e alla fine il tuo corpo non ne ha voluto più sapere. Hai dormito in continuazione tanto che ti è stata fatta pure una Tac per sicurezza.

“Giacomo, non so come ringraziarti” disse Maddalena. “È vero in questo periodo ho dormito poche ore per notte e non ho quasi mangiato, poi questo caldo improvviso, il caso Pardi, i giornalisti…”

Giacomo le accarezzò ancora la fronte e le cambiò la flebo: “Facciamo anche questa per reidratare e darti un altro po’ di glucosio. Poi ti porto a casa con la promessa che ti atterrai alle prescrizioni mediche, vale a dire una settimana di riposo, pasti regolari e un giorno gita alla Verna, luogo mistico, meraviglioso e fresco in compagnia del sottoscritto. Va bene?”

Maddalena annuì e accarezzò con lo sguardo i tratti del viso di Giacomo e le sembrò che quel masso di sofferente diffidenza che si portava dentro da tanti anni si alleggerisse, facendole fare finalmente un respiro profondo e tranquillo. Era ormai l’una passata quando, insieme a Giacomo, rientrò in casa. Maddalena si sentiva molto meglio, ma era ancora provata da quella giornata difficile. Fece una doccia rapida e poi Giacomo pretese in modo gentile che andasse subito a letto. “Resto sino a quando non ti addormenti, poi sono d’accordo con Lucia che domani verrà lei a vedere come stai. Con me ci vediamo domani sera perché sono di turno e porto io la cena. Ora però cerca di dormire”.

Maddalena sorrise mentre Giacomo, seduto accanto a lei, le teneva dolcemente la mano. Poi piano piano la stanchezza ebbe il sopravvento e si addormentò di un sonno profondo.

“Oggi gran giorno, vero Anna? Finalmente si va in riabilitazione, tra poco camminerà di nuovo” disse sorridente Mirella aprendo la finestra. “Senta che profumo di fiori e che aria tiepida, sta arrivando l’estate e la struttura dove andrà ha un parco meraviglioso pieno di alberi e poi ci sono fisioterapisti bravissimi!”

Anna sorrise mentre Mirella l’aiutava a lavarsi e vestirsi. Ormai riusciva stare in piedi per un po’ di tempo, ma faticava molto anche a causa del tutore alla spalla. Guardò le colline circostanti dalla finestra aperta e pensò a quando questa storia sarebbe finita, al lavoro che amava perduto, alla battaglia che avrebbe dovuto affrontare per ritornare sana, ma anche per avere giustizia nei confronti di un uomo che, non contento di averle fatto del male, voleva distruggerla come donna, facendola passare per quella che non era. Di sicuro, questa volta, non sarebbe rimasta inerme perché improvvisamente non aveva più paura.

Maddalena fu svegliata da un buon odore di caffè e di dolce appena fatto. “Buongiorno!” le disse Lucia con quel suo sorriso che avrebbe messo di buon umore anche la persona più triste “Ti ho preparato una torta di mele, caffè e succo di frutta. Giacomo si è raccomandato di farti mangiare” e rise con quella risata particolare, allegra come se mille campanellini si fossero messi a suonare a festa. “Eh, quell’uomo è proprio innamorato cotto mia cara! Non capisco come tu ancora ci stia a pensare. E poi fammelo dire, è proprio bello, cavolo!”

Maddalena scosse la testa ridendo e cominciò a sorseggiare il suo caffè. Il malessere era scomparso e aveva pure una gran fame. …continua.

 

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale

 

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