Bosnia Erzegovina, una crisi da non sottovalutare

La Bosnia Erzegovina nata dallo smantellamento della Iugoslavia in seguito alle guerre civili e ai conflitti secessionisti vive oggi un momento di nuova e grave instabilità.

Un nuovo separatismo e nuovi sforzi a favore della secessione della Repubblica Srpska, ledono oggi un equilibrio già di per sé precario. Sono accuse mosse da Milorad Dodik, membro della Presidenza  della Bosnia Erzegovina e leader del partito dei socialdemocratici indipendenti.

Inoltre, come spesso accade, i mezzi di informazione e i social sputano fuoco sulla già incandescente atmosfera guerrafondaia.

Una parte della popolazione di etnia serba ha messo in atto il tentativo di smantellare la pace di Dayton, soprattutto contro quella risoluzione che vieta la negazione del genocidio di Srebrenica, mentre una parte di etnia croata, appoggiata da Zagabria, mira a una propria autonomia.

Nonostante poi i tentativi di rassicurazione di Gabriel Escobar, rappresentante Usa per i Balcani occidentali, che dichiara: “una guerra non ci sarà”, in realtà più recentemente Dodik ha palesato progetti concreti di istituzioni indipendenti in ambito militare, giuridico e fiscale.

Il rappresentante Onu, Christian Schmidt considera invece “molto realistica” la possibilità di un conflitto nel caso che i separatisti serbi, storicamente alleati dei russi, formino un proprio esercito.

La Russia pone quindi il veto all'estensione della missione militare (di pace) Eufor Althea, condizione che l'Onu accetterà.

Dodik non si ferma e tenta di smantellare gli accordi di Dayton, i trattati di pace del 1995, su cui si basa la fragile stabilità della Bosnia Erzegovina.

La partita viene giocata a tavolino dai leader di tutte le parti coinvolte, le cui ambizioni, nazionalistiche soprattutto, possono essere diverse ma accomunate dallo stesso intento.

A farne le spese, ovviamente, è e sarà il popolo che non ha mai trovato un equilibrio di pace, né di dignità umana. Dalla fine della guerra Iugoslava ad oggi si sono trascinate e cronicizzate situazioni che vedono gente, esseri umani, mancare di tutto, persino del cibo. A queste persone, già per motivi (a mio parere non del tutto plausibili) legati alla situazione pandemica, sono venuti a mancare gli aiuti, anche italiani, da parte di associazioni di assoluto volontariato. La minaccia di un nuovo conflitto, che l'informazione europea sta deliberatamente ignorando, getterebbe un popolo inerme in una miseria ancora più cupa.

 

Articolo a cura di Stefania de Girolamo

 

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